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Destiny, Recensione PlayStation 3

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Più di mezzo milione di dollari investiti, un progetto covato in cantiere da almeno cinque anni ma l’annuncio ufficiale ed i primi artkwork risalgono al novembre del 2012.

Quasi due anni di attesa sempre più febbrile ma alla fine, dal 9 settembre scorso, Destiny è stato pubblicato da Activision. Sviluppato da chi, gli sparatutto in soggettiva (fps) su console li sa fare (Bungie), il titolo è disponibile per PlayStation 3 e PlayStation 4, Xbox 360 e Xbox One. Gli sviluppatori non hanno escluso una futura versione per Pc Windows ma al momento dedicano tutto il loro tempo al supporto ed allo sviluppo per le versioni correnti.

L’ETERNA LOTTA TRA LUCE E TENEBRE

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Ad un certo punto della propria storia, l’umanità entra in contatto con una piccola luna apparentemente autocosciente che chiama Il Viaggiatore. Da questo contatto in poi una sorta di Età dell’Oro ha coinvolto l’essere umano portando insperato e veloce progresso insieme ad una colonizzazione veloce di molti pianeti conosciuti. Quel che l’umanità non poteva sospettare è che il Viaggiatore avrebbe portato con sé non pochi problemi: forze aliene che avrebbero portato gli esseri umani sull’orlo dell’estinzione.

Destiny parte da qui, ponendo il giocatore nei panni di un Guardiano, uno degli ultimi esseri umani addestrati alla salvaguardia del popolo dall’estinzione. Chi gioca può prendere i panni di una delle tre razze che lottano per questa causa: oltre all’uomo stesso è possibile prendere le sembianze di un cosiddetto Insonne, mezzo uomo e mezzo qualcosa d’altro oppure un Exo, uno dei tanti robot costruiti dall’Uomo e concepiti per la difesa dei più deboli.

Tre sono anche le classi attualmente a disposizione: il Titano, il Cacciatore e lo Stregone. Anche se di nomenclatura diversa, possiamo convenire che siano le classiche tre razze di partenza di ogni hack n slash che si rispetti: guerriero, ladro e mago.

Il Titano, infatti, come il guerriero gode di alta statistica di difesa e molta forza fisica.

Il Cacciatore fonda i suoi punti di forza sulla velocità, l’eludere i nemici (magari divenendo invisibile ai loro occhi) e alle armi a distanza.

Lo Stregone, pur avendo basse statistiche di difesa, sopperisce la mancanza con incantesimi e tempi di recupero impareggiabili.

Qualsiasi sia la nostra scelta, la storia non subirà variazioni: siamo stati risvegliati da uno Spettro, nel nome del Viaggiatore, e dobbiamo porre fine ad una minaccia che si sta profilando all’orizzonte e che rischia seriamente di sancire la definitiva estinzione dell’umanità.

Le forze aliene che ci ostacoleranno sono i Caduti, i Vex, i Cabal e l’inquietante Alveare.

DI TUTTO UN PO’ E TANTO ODORE DI DIABLO 3

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Tra Destiny e Diablo 3 ed il genere di intrattenimento che il gdr d’azione di Blizzard offre, abbiamo scorto diversi punti di contatto.

Al di là della presenza delle tre classi di base che ricordano il primissimo Diablo, possiamo proseguire nel parallelismo evidenziando la barra di punti esperienza che va riempita uccidendo i nemici e portando a termine gli incarichi. Questa provoca avanzamenti di livello, quindi lo sblocco di talenti ed abilità proprie della nostra classe. Proprio come in Diablo 3 non è possibile scegliere il potenziamento arrivato dal passaggio di livello, ma più semplicemente sbloccarlo.

Arrivati al massimo livello raggiungibile abbiamo a disposizione un discreto numero di abilità, attive e passive, che possiamo decidere di utilizzare plasmando così il personaggio che fa al caso nostro e che risponda al nostro tipo di gioco. Dal livello 8, invece, è possibile progredire in una classe secondaria, una variante della prima, per una virtuale offerta di 6 classi in totale.

CONTRO IL GIOCO E CONTRO GLI ALTRI

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Il gioco, fondamentalmente, si divide in due modalità in cui l’unico elemento in comune è il personaggio che usiamo. La prima modalità è quella definita PvE (Player versus Environment, giocatore contro ambiente), oppone il giocatore contro i nemici gestiti dall’intelligenza artificiale e permette sessioni di cooperative per squadre da tre persone.

Questa modalità offre diversi tipi di incarichi: quelli legati strettamente alla trama e che narra le vicende scritte per noi dagli sceneggiatori; quelli cosiddetti Assalto che sono lunghe sessioni che si concludono con un impegnativo scontro che ci oppone ad un potente avversario; infine c’è la modalità Pattuglia che – come ben recita lo Spettro – consiste nel “facciamo quel che vogliamo e andiamo dove vogliamo”.

Una piccola offerta “free-roaming” in una mappa che di vasto ed esplorabile ha tanto ma non bisogna aspettarsi aree grandi quanto quelle di uno Skyrim o un GTA 5.

La modalità PvP (Player versus Player, cioè giocatore contro giocatore) è la modalità competitiva di Destiny che frappone squadre di giocatori. Le modalità di gioco sono quelle classiche: deathmatch a squadre, controlla il territorio e varianti di questi (l’unione dei due oppure squadre più piccole).

ESPERIENZA “NEXT” MA TECNICA LAST-GEN

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Destiny è indubbiamente il titolo più ambizioso concepito da Bungie, con un piano di produzione che dovrebbe garantire contenuti ed espansioni per una decina d’anni. Mai prima d’ora è stato osato tanto e forse, un trattamento simile, si può vedere in World of Warcraft di casa Blizzard.

Fra eventi settimanali e grandi appuntamenti mensili, la noia per gli avventurieri è dura da destare. Gli unici che potrebbero prenderla a male sono quegli utenti che ritengono i ritmi di Destiny non propriamente soddisfacenti. Data la sua natura di fps con elementi mmorpg ed action-rpg, l’evoluzione del personaggio e il guadagno delle ricompense più ghiotte premia chi investe molto tempo e osserva molta pazienza, molta dedizione.

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Ambiziosa anche la parte tecnica: tanto la grafica quanto il sonoro sono il risultato di grandi sforzi volti – principalmente – a poter definire Destiny il “canto del cigno” di PlayStation 3 e Xbox 360.

Al di là delle grandi esclusive come The Last of Us e Killzone 3, che riteniamo due tra i migliori esempi grafici delle potenzialità PlayStation 3, Destiny è di gran lunga il progetto multipiattaforma che più si distingue sul fronte grafico.

Per oggettivi limiti tecnologici, non possiamo mettere a confronto le versioni last-gen con quelle next-gen, che vincono per fluidità, pulizia immagine, filtri grafici vari e sistemi di illuminazione avanzati. Possiamo però affermare che il lavoro svolto in sede PlayStation 3/Xbox 360 ha del prodigioso ed è sorprendente notare che tutto quello che si gioca con le ultime macchine possa essere giocato anche con quelle passate.

Se gli utenti “last-gen” possono sospirare di sollievo e godersi un’esperienza di alto livello sulle vecchie carrette che ponderano di vendere al più presto, quelli “next-gen” devono fare i conti con un’offerta grafica che si difende egregiamente sotto l’aspetto artistico.
Destiny offre degli scorci fantascientificamente eccezionali, evocativi, romantici, ma deve pagare il fio di essere un progetto che poggia un piede nel vecchio hardware e uno nel nuovo, con la conseguenza che i poligoni su schermo, i contenuti e le mappe di gioco non possono spremere al massimo tutte le potenzialità di PlayStation 4 e Xbox One. Limite che, a giudicare dai tre milioni di utenti giornalieri collegati, sembra non preoccupare la maggioranza degli interessati.

Sul fronte sonoro siamo di fronte ad un paio di nomi che riflettono la monumentale ambizione di Bungie nei confronti di questo progetto: Martin O’Donnel e Paul McCartney. Il primo è diventato un autentico idolo per tutti coloro che hanno giocato, vissuto, sognato durante l’epopea di Master Chief in Halo, portandosi a casa riconoscimenti prestigiosi come il Game Developer’s Choice Award per il suo lavoro su Halo 2.

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Il secondo non ha bisogno di molte presentazioni: componente fondatore dei Beatles insieme al defunto John Lennon, voce e penna dei testi dei “Fab-Four” e collaboratore d’eccezione ad un progetto – Destiny – che fa dell’eccezionalità della propria ambizione il suo cavallo di battaglia. A McCartney si deve la creazione della canzone finale: Hope for the Future.

Sul fronte degli effetti sonori, il campionario è discreto e ben realizzato. Nulla che faccia gridare al miracolo, incluso il doppiaggio che in lingua originale vanta la presenza di Peter Dinklage (Tyrion Lannister in Game of Thrones/Il Trono di Spade).

DA STAR WARS AL WESTERN: CITANDO GRANDI CLASSICI

Per chi non lo sapesse: Bungie è lo studio di sviluppo che ha concepito e portato in auge una saga molto apprezzata da critica e pubblico: Halo.

Questo è passato alla storia come il gioco che è riuscito a sdoganare lo sparatutto in soggettiva che – fino alla pubblicazione del primo Halo nel 2001 – era ritenuto un genere esclusivo per computer e i tentativi di esportarlo su console da salotto erano tendenzialmente tutti bocciati.

Bungie ha lavorato a ben cinque titoli della saga di Halo, (da altre mani vengono Spartan Assault, Halo Wars e Halo 4, ndr) maturando esperienza e affermandosi come creatori di mondi fantascientifici. Da tanti anni passati a sviluppare Halo e dalla grande passione per saghe cinematografiche come Star Wars e Matrix o immortali pellicole tipo L’Uomo senza nome con Clint Eastwood viene questo Destiny che – pad alla mano e guardando qua e là – quasi non si vergogna di citare i grandi classici della Fantascienza e del Cinema in genere. Basti guardare al design delle classi protagoniste, dei pianeti, delle razze aliene oppure ai poteri che sprigionano per farsi un’idea. Fantascientifico e mitologico, con tracce di fantasy che non guastano, Destiny è tutto questo e non solo.

CONCLUSIONI

Destiny è uno sparatutto in soggettiva con alcuni elementi presi in prestito dal genere mmorpg (giochi di ruolo online di massa).

Ricorda moltissimo Diablo, in particolare il terzo capitolo, per quanto riguarda il sistema di evoluzione del personaggio e di ritrovamento equipaggiamenti. Ha dalla sua un incredibile fascino, derivato dal suo essere “mitologico-fantascientifico”, che non disdegna elementi Fantasy come la buona tradizione Star Wars.

Le citazioni della saga Halo non lasciano indifferenti, specialmente non resteranno indifferenti tutti coloro che si sono appassionati alla saga di Master Chief e ne hanno apprezzato ogni singola stilla di gameplay e “gunplay” (il feeling che si prova usando le armi da fuoco).

A giudicare dagli oltre 3 milioni di utenti collegati ogni giorno al fantascientifico universo creato da Bungie c’è da scommettere che tra vecchia guardia e nuove leve, l’offerta messa sul piatto da Destiny funziona molto bene.

PREGI: Universo fantascientifico-mitologico ben congegnato. Gameplay ricalcato da Halo e impreziosito da elementi mmorpg. Se prende, nuoce gravemente alla vita sociale.

DIFETTI: Livello di sfida basso. Scarsa varietà di nemici. Le somiglianze con Halo potrebbero non piacere.

VOTO: 8/10.

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