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Wolfenstein: The New Order, Recensione Pc

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Sviluppato da MachineGames per Bethesda Softworks, Wolfenstein: The New Order è il terzo sparatutto in prima persona ad essere pubblicato dal 2001, anno in cui il titolo Return to Castle Wolfenstein ha inaugurato un reboot della serie (l’ultima apparizione di Wolfenstein risaliva al 5 maggio 1992).

Affidandosi a ID Tech 5, motore grafico di nuova generazione di ID Software, gli sviluppatori hanno concepito Wolfenstein: The New Order come uno sparatutto non convenzionale, destinato al mercato PlayStation 4, Xbox One, PS3, Xbox 360 e Pc Windows, quest’ultima è la versione che abbiamo provato.

SE LA SECONDA GUERRA MONDIALE FOSSE FINITA DIVERSAMENTE

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Ucronia non è una parolaccia, ma la giusta parola per definire il racconto di una storia alternativa, che non ha mai avuto tempo e luogo nella realtà. Non è la prima volta che si affronta il tema di un diverso esito della seconda Guerra Mondiale: negli anni passati, già con Command & Conquer: Red Alert e con la trilogia di Resistance (sparatutto esclusivo per PlayStation 3) abbiamo potuto giocare un paio di esempi sul concetto di storia alternativa oppure fantastoria.

Gli esempi, tra letteratura, cinema e videogiochi non mancano di certo. Senza altri giri di parole ed evitando al massimo le rivelazioni ed i colpi di scena, qui possiamo dire che Wolfenstein: The New Order prosegue la narrazione di Return to Castle Wolfenstein e Wolfenstein (quello del 2009). A seguito del fallito tentativo di rovesciare le sorti della guerra, la Germania riesce ad imporsi e a vincere la guerra che aveva innescato, nel 1948.

Gli esiti di tale fatalità si possono riassumere nella distruzione di New York da parte dei tedeschi, che sono riusciti a realizzare la Bomba Atomica prima degli Americani e nel Nuovo Ordine Mondiale imposto dal Terzo Reich.

Noi giocatori prendiamo le parti di B.J. Blazcowicz, ex militare americano che entra a far parte della Resistenza che si oppone, senza tregua, al regime nazista mondiale. Tra assalti a fortezze, sabotaggi, sparatorie e intrighi degni del miglior film d’azione, dobbiamo farci strada a forza di piombo, abbattendo tutto quello che si oppone tra noi e la missione da compiere.

POCHE LUCI E TANTE OMBRE TECNICHE

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Wolfenstein: The New Order, tecnicamente parlando, possiamo definirlo appena sufficiente. Forte dell’anima dell’ID Tech 5, che ne garantisce ottimi effetti particellari, discrete animazioni, buona gestione di luci ed ombre e buona definizione di texture, il lavoro di MachineGames sembra avere tutte le carte in regola per imporre nuovi standard qualitativi. Sembra, appunto, perché così non è: non su Pc. Tra evidenti cali di frame, lenti caricamenti grafici che restituiscono un antiestetico effetto pop-up e la palese trasposizione della versione Xbox 360 su computer, Wolfenstein: The New Order non brilla, certo, di luce propria.

Lo abbiamo provato con AMD eight-core, 8 gigabyte di RAM DDR3 ed una dignitosissima Sapphire R9 270X da 4Gb, abbiamo spinto le impostazioni grafiche al massimo consentito ed il risultato finale ci ha deluso abbastanza. Constatare, tramite comparazione di immagini, di giocare una versione più instabile, problematica e a tratti inferiore di quella per Xbox 360 non ci ha fatto fare i salti di gioia.

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La delusione si è accentuata di più, date le problematiche di avvio di gioco (senza i driver video più aggiornati il gioco non si avviava nemmeno) e un inspiegabile problema postumo, per cui il gioco – in seguito ad una patch ufficiale – ha resettato i propri parametri di configurazione grafica avviandosi in maniera non corretta – visivamente parlando – e impedendo di tornare alle impostazioni ottimali. Di peggio: non ci è stato più possibile avviare il gioco, costringendoci ad una disinstallazione totale dello stesso. I 45 gigabyte da scaricare via Steam, necessari ad installarlo nuovamente sul computer, non hanno incoraggiato a dargli una seconda opportunità.

Durante la nostra prova, l’unica pecca da segnalare, che ha guastato “la magia” riguarda un’intelligenza artificiale lontana dall’essere accettabile (nemici miopi e mezzi sordi aiutano a restare vivi più a lungo e a non farsi scoprire).

SOTTO IL BRUTTO VESTITO, PER FORTUNA, TANTO DA GODERE

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Andando oltre gli aspetti meramente tecnici, quando è il momento di giocare, Wolfenstein: The New Order tira fuori il meglio di sé. Il gioco confezionato da MachineGames è studiato fin nel dettaglio per garantire un’esperienza singolare, ben lontana dagli standard imposti da produzioni più blasonate tipo Call of Duty o Battlefield che – di fatto – limitano la campagna in giocatore singolo a mero tutorial di preparazione per le arene competitive online. Wolfenstein: The New Order offre solo la modalità di gioco singolo, niente multiplayer, neanche cooperativo, con il risultato di andare ad offrire un’esperienza longeva (dura ben oltre le canoniche 5/10 ore degli sparatutto degli ultimi anni), varia e soddisfacente.

La varietà di armi, equipaggiamenti ed incarichi fa il pari con la buona varietà di ambientazioni. Le mappe non sono un lungo binario inframezzato da scene di intermezzo (che non mancano) ma incoraggiano l’esplorazione, premiandola con ritrovamenti di collezionabili che espandono la narrazione, aggiungendo dettagli alla storia, un po’ come accade in Dishonored e tanti altri giochi concepiti per l’utente solitario.

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Wolfenstein: The New Order è uno sparatutto in prima persona, lontano nipote del primo sparatutto in prima persona della storia dell’intrattenimento videoludico. Naturale, dunque, che in questo gioco si spari, e tanto anche, come si era soliti fare un tempo.
Pur ammettendo la possibilità di trovare copertura e sparare da questa (una delle migliori gestioni di questa che ci sia capitata di provare, anni luce avanti agli ultimi Killzone, per citarne due che la contemplano), il miglior modo di giocare Wolfenstein è quello che in inglese chiamano “old school”, cioè alla vecchia maniera, correndo, schivando e muovendosi lateralmente per schivare i colpi nemici. La possibilità di impugnare due armi per tipo è una delle due ciliegie sulla torta confezionata per noi.

L’altra ciliegina, che merita un discorso a parte, riguarda la possibilità di affrontare il gioco con approccio sempre differente. Non c’è un modo giusto per superare una mappa: alla Rambo oppure a mo’ di ninja. Se siamo dei cultori dell’infiltrazione pura possiamo superare ogni livello senza neanche uccidere una guardia.
Se, invece, vogliamo dar fondo a tutte le riserve di munizioni, possiamo farlo senza per questo andare ad una prematura conclusione della partita. Il sistema di gioco è talmente naturale che – a noi – è capitato di alternare le due modalità, secondo il nostro gusto oppure secondo quanto ritenessimo più opportuno fare, restituendo una sensazione di soddisfazione e di libertà di affrontare la situazione davvero rara, in questi ultimi anni.

Non manca l’elemento preso in prestito dai giochi di ruolo d’azione, ma qui implementato secondo un concetto tanto semplice quanto apprezzabile: preferiamo approcciarci in modo stealth, durante le missioni? Il gioco sbloccherà abilità sempre più efficaci dopo averne soddisfatto le richieste (neutralizzare un certo numero di nemici senza farsi scoprire o usando la pistola con silenziatore, per dirne un paio). Se, invece, preferissimo farci strada senza mai staccare il dito dal grilletto, ecco arrivare miglioramenti alla mira oppure alla capienza dei caricatori.

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Chiude il cerchio (quasi) perfetto l’estrema limitazione della rigenerazione della salute. Dall’avvento di Call of Duty 2, in ogni sparatutto, se feriti in maniera critica basta trovare un riparo ed attendere che le ferite si rimarginino, così, senza una spiegazione logica. Fedele alla tradizione da cui proviene ed all’appartenenza ad un genere di sparatutto non convenzionale, Wolfenstein: The New Order limita moltissimo questo aspetto – introdotto per aiutare i giocatori meno abili – e fa largo uso di kit di pronto soccorso sparsi (con parsimonia) nelle varie mappe. Questa scelta ci è piaciuta parecchio, perché si da più merito all’abilità di chi gioca, piuttosto che ad altro.

CONCLUSIONI

Wolfenstein: The New Order è una rarità nel panorama videoludico odierno. Niente multiplayer, né competitivo né cooperativo, mappe di gioco ben diverse dai soliti “binari” inframezzati da scene di intermezzo, ambientazione “fanta-storica” tutto sommato convincente e tanto piombo da versare prima della fine del gioco.

Il divertimento non manca di certo, quello che manca è un saggio uso del potente mezzo tecnico messo a disposizione da Machinegames: quell’ID Engine di quinta generazione che tutto lasciava presagire, meno che tanti grattacapi tecnici (su Pc) e un risultato finale ben al di sotto le aspettative. Ne consigliamo l’acquisto ad occhi chiusi soltanto agli irriducibili cultori dello sparatutto in prima persona.

Chi è abituato ai vari Call of Duty e Battlefield, magari giocati solo online o quasi, potrebbe starne alla larga e risparmiare questi soldi per i contenuti aggiuntivi di un gioco che gli piace di più. Chi cerca uno sparatutto dalla trama matura, dai contenuti forti, con una storia discreta e una bella ambientazione, potrebbe trovare in Wolfenstein: The New Order il candidato perfetto per affacciarsi a questo genere, senza troppi traumi.


Pregi

Esperienza single-player ben studiata; mappe di gioco ben disegnate che incoraggiano l'esplorazione; buona varietà di armi unita e varietà di gameplay.

Difetti

Intelligenza artificiale non all'altezza; Tecnicamente ha più difetti che pregi; Difficile rigiocarlo una volta finito.

Voto

7

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