E’ già passato quasi un anno da quando Tingout ha fatto il suo esordio. Eravamo presenti all’evento a Mondello, ed ora parliamo scambiando quattro chiacchiere con Cristiano Cannella, deus ex machina di questo notiziario sociale nato a Palermo a fine ottobre del 2012.
Da allora, oltre 11.000 notizie sono state postate e veicolate tramite questa piattaforma che lo scorso 15 settembre è stata aggiornata alle versione 0.0.6. Al progetto, sempre in evoluzione, lavora attualmente una squadra di 5 persone mentre durante le prime fasi sono state 15.
Cannella ci ha tracciato un bilancio e spiegato ancora meglio il concetto di TG sociale spiegando anche la differenza con i vari social network nonché i progetti futuri per questa startup palermitana che vuole espandersi sempre più e diventare un punto di riferimento.
Un anno di Tingout, qual’è il bilancio finora?
É stato un anno in cui abbiamo lavorato tanto e comunicato poco al fine di rendere Tingout un sistema sempre migliore e credibile. Far crescere Tingout richiede tempo. Necessario per ascoltare. Semplificare. Perfezionare. Perché in fondo, quello che conta è che ciò che facciamo possa fare la differenza per tutti coloro che riusciremo a raggiungere. Ritengo che oggi, la nuova versione di Tingout sia matura per iniziare a veicolare campagne lancio su scala sempre maggiore.
Come è nato Tingout? La sua scintilla?
Sono sempre stato convinto che le buone idee nascano dall’interconnessione di svariate intuizioni e Tingout nasce proprio perché nessuno degli strumenti che il sistema ci proponeva, ci consentiva di comunicare una storia o una notizia al mondo nella giusta prospettiva a causa delle “formule” usate. Volendo semplificare ci accorgeremmo che molti strumenti si basano sulla relazione che c’è tra due o più persone (è il caso di Facebook o Google +), altri sulla popolarità di cui si gode (è il modello di Twitter e youtube), altri ancora aggregano nicchie su interessi condivisi; beh, se abbiamo la necessità di dire (o gridare) al mondo qualcosa, le nicchie non sono la scelta giusta! Nessuna delle formule passate lo era…
Per ribadire il tutto, puoi spiegarci il concetto di giornale sociale?
Tingout è una sorta di TG creato dalla gente per la gente. Un notiziario sociale condiviso su scala mondiale pensato per dire al mondo ciò che riteniamo sia di valore. Tingout coniugando il giornalismo partecipativo dal basso a quello dei “mainstream” (testate giornalistiche e agenzia stampa tradizionali) dona visibilità anche attraverso funzionalità a vocazione virale e ad una innovativa logica di funzionamento. Tuttavia, Tingout non vuole essere un prodotto quanto piuttosto il sogno di poter immagine il futuro come dovrebbe essere. Un futuro in cui sia possibile valorizzare le idee a prescindere dalla popolarità di chi le ha concepite. Alcuni potrebbero pensare superficialmente ed etichettarci come “l’ennesimo social”, come se la nostra quotidianità non fosse già carica di post, cinguettii, like e similari. Tingout è social perché basato sulla condivisione e la diffusione di idee, storie e notizie che meritano di essere raccontate al mondo, è uno strumento di informazione aperto e democratico per dire al mondo chi siamo, per dare libero sfogo alla propria creatività e al proprio talento. Noi non ci basiamo sui modelli proposti da chi ha tracciato la strada. A torto o a ragione vogliamo tracciare la nostra strada. La stessa che abbiamo presentato al New York Times durante la sua ricerca di startup capaci di inventare il futuro del giornalismo e dell’editoria online.
Qual’è il miglioramento più tangibile fatto finora?
Dal punto di vista software è senza dubbio il sistema di inserimento delle storie/notizie: inserire un contenuto sul nuovo Tingout è molto più semplice ed immediato. In seconda battuta direi l’intuizione di veicolare i contenuti proposti dai mainstream congiuntamente a quelli provenienti “dal basso”.
A cosa aspirate nell’immediato futuro?
A far approdare Tingout sul mercato del Nord America che nei fatti rappresenta il miglior luogo sulla Terra per una startup come la nostra.
La sfida più ampia, sia a livello tecnico che organizzativo?
Quella che ancora deve venire… Una volta che ci trasformeremo in Società di capitali, sarà ancora più importante avere accanto da subito le migliori risorse umane possibili.
Lavorare nella nostra Palermo è una sfida in più?
E’ una fatica inimmaginabile per chi non ci passa direttamente. Palermo è una città lenta, ripiegata su se stessa e poco reattiva. Per fortuna il nostro progetto, pur partendo da qui mira ad arrivare molto lontano.
Profeti in patria, si può?
In Italia? Non credo che l’Italia ad oggi sia un “ecosistema” compatibile con l’attecchimento di startup tecnologiche come la nostra. La gente qui da noi è disposta a buttare ore e ore su prodotti come facebook (perché questo è) che non danno alcun apporto alla società e non creano posti di lavoro nelle nostre città. In quanti ad esempio pensano che usare Tingout potrebbe farlo crescere al punto da generare nuovi posti di lavoro in un mercato incapace di reinventarsi?
Personalmente penso che quando ci viene proposto di fare qualcosa di insolito (come iscriversi ad un nuovo progetto), ci viene offerta la possibilità di aprirci a nuove opportunità che possono rivelarsi altamente stimolanti in cambio di un minimo di volontà e coraggio.
Sappiamo che alcuni grossi siti e testate, anche internazionali, sono interessati a voi. Di cosa si tratta?
Non so da dove hai preso queste indiscrezioni. Nei fatti siamo in contatto con Business Angel e Venture Capital che manifestano interesse nella nostra idea. Vedremo…
News, ma anche rubriche, qual’è il vostro rapporto con i videogiochi?
La parte ludica su Tingout sarà sempre più importante in futuro. Al momento supportiamo la possibilità di sfida tra le notizie e stiamo lavorando proprio in questi giorni ad un sistema di “gamification” più evoluto (l’utilizzo delle meccaniche e dinamiche dei giochi come livelli, punti o premi, in contesti esterni al gioco per creare più interesse o risolvere problemi. Fonte: Wikipedia) che mira a rendere i contenuti veicolati meno freddi e asettici.
Se posso approfittare dell’occasione che mi stai offrendo, visto che vi occupate di Videogiochi, saremo felici di affinare le nostre idee con i vostri utenti più esperti. Contattateci!
E’ vero che potremmo vedere il vostro logo su una maglia di una squadra di calcio di serie A?
Si! abbiamo presentato Tingout ad uno sponsor di una squadra di serie A e se la nostra proposta incontrerà il loro favore, saremo loro sponsor per un giorno!
Come mai non il Palermo?
Non abbiamo preclusioni nel proporre lo stesso modello di business al Palermo Calcio. Speriamo che quando avverrà, la proprietà sia pronta e aperta…