Space Hulk (Recensione Pc)
Dopo i fasti di Dawn of War, strategico in tempo reale griffato Relic Entertainment capace di portare il fascino e l’epicità dell’universo di Warhammer 40.000 su computer; dopo i nefasti di Warhammer 40.000: Space Marine, sparatutto in terza persona sviluppato sempre da Relic per far breccia soprattutto nel cuore degli appassionati che giocano su console, ecco arrivare Space Hulk di Full Control Studios: trasposizione videoludica di un gioco da tavolo tanto conosciuto dai cultori dell’universo Warhammer 40.000 quanto sconosciuto ai più.
Uno strategico a turni che prende più di una licenza dal recente X-COM: Enemy Unknown, una produzione indipendente fatta da appassionati del board game principalmente per appassionati di board games.
UN UNIVERSO IN CONTINUA ESPANSIONE
Per chi non lo sapesse: Warhammer 40.000 è un universo di gioco creato dalla casa Games Workshop, nota nel settore della creazione, pubblicazione, distribuzione di giochi da tavolo e di società.
Ambientato nel quarantunesimo millennio della storia dell’Umanità, questo universo fantascientifico si distingue da tutti gli altri principalmente per tre motivi: il primo è che l’Umanità è potente, prospera e radicata nei quattro angoli dello spazio profondo, grazie ad una cultura espansionista e a micidiali armate che vantano miliardi di soldati e migliaia di uomini geneticamente modificati e potenziati conosciuti come Space Marine.
Il secondo motivo è che la cultura dell’Uomo gravita intorno alla figura di un Imperatore-Dio difeso e servito da quelli che sembrano autenticamente “ordini cavallereschi” (passateci il termine) formati da gruppi organizzati dei già citati Space Marine.
Il terzo motivo è che un universo tanto vasto è denso di culture, razze aliene, forze mistiche, divinità arcane, tutte talmente ben caratterizzate e sfaccettate che si è dato luogo alla più impressionante produzione letteraria, ineguagliata, a tema fittizio e fantascientifico.
In ultima istanza occorre precisare che il vero fulcro della “cultura di Warhammer 40.000” è un gioco da tavolo strategico a turni caratterizzato da piccole e dettagliate miniature che – chi gioca – spesso assembla e dipinge da sé.
SPACE HULK SECONDO FULL CONTROL STUDIOS
Come già accennato in apertura, lo studio che si cela dietro questo videogioco strategico a turni è Full Control Studios, studio indipendente che ne ha curato la realizzazione e la diretta pubblicazione su canali di download digitale come Steam. Parliamo di un pugno di ragazzi nostalgici che si divertivano – e si divertono ancora oggi – a giocare al gioco da tavolo di Space Hulk e hanno voluto realizzarne una fedele controparte videoludica per tutti quelli che non vogliono o non possono giocare alla versione cartacea; per diffondere la conoscenza di questo gioco realizzato sulla licenza di quell’universo descritto nel paragrafo prima, che muove migliaia (quando non milioni) di appassionati in tutto il mondo.
Space Hulk si presenta come uno strategico a turni in cui un piccolo manipolo di Space Marine deve destreggiarsi negli strettissimi corridoi di un relitto spaziale (lo Space Hulk per l’appunto), sopravvivendo alle insidie generate dai terrificanti abitatori di queste titaniche “discariche” spaziali: i Genestealers, degli alieni che vivono per uccidere e per assimilare il codice genetico delle vittime per diventare sempre più potenti.
Chi gioca deve, nel proprio turno, gestire movimenti e azioni speciali di ogni singolo componente della squadra, di solito formata da non più di sei elementi. Il piano di gioco, analogamente ad un vero gioco da tavolo, è diviso in quadrati, come una scacchiera, per facilitare il compito del giocatore. Chi ha già giocato al recente XCOM sa bene di cosa stiamo parlando, per gli altri accorreranno le immagini della gallery.
La differenza che passa fra il gioco di Firaxis e quello di Full Control è, sostanzialmente, una: in Space Hulk gli spazi sono estremamente angusti, i movimenti degli Space Marine risultano giocoforza molto limitati e diventa in breve molto difficile sopravvivere nei corridoi del relitto spaziale. Difficoltà assolutamente voluta, non se la prendano i giocatori occasionali che cercano un videogioco da affrontare a cuor leggero e distrattamente.
SEMPLICE NEI CONTROLLI. MOLTO ARDUO NEL RESTO, TALVOLTA INGIUSTO
I controlli, in Space Hulk, sono delegati interamente all’uso del mouse, ma i giocatori più smaliziati possono gestire la telecamera e gli input anche dalla tastiera. Il turno di gioco, normalmente, prevede lo spostamento dello Space Marine controllato seguito da un ordine che può variare: far fuoco, compiere un attacco di mischia, stare sulla difensiva, stare di sentinella.
Essendo, Space Hulk, una trasposizione di un videogioco da tavolo, gli sviluppatori hanno pensato bene di delegare gli esiti delle azioni di comando appena accennate ad un tiro di dado virtuale, ben visibile alla destra dello schermo.
Il sistema funziona, tutto sommato, anche se occorre ammettere che talvolta si ha l’impressione che l’esito del tiro di dadi voglia ad ogni costo farci perdere, sovvertendo tutte le leggi della statistica e facendo fallire, sistematicamente, anche dieci tiri consecutivi di dado. Le conseguenze di ciò si ripercuotono direttamente sulla missione in corso e sul gioco, dal momento che – impotenti – vediamo le nostre truppe (che in teoria solo l’elitè delle armate terrestri) flagellate dai Genestealers o talmente inette da non essere capaci di abbattere una porta.
A parte questi evidenti cali di stile, che tendono a far lamentare una certa ingiustizia nei nostri confronti (o a temere una “fortuna fantozziana”), Space Hulk si lascia giocare, rapisce e arriva anche ad esaltare gli appassionati dell’universo di Warhammer 40.000 (come chi vi scrive, Ndr).
Teniamo a precisare quest’ultimo passaggio: perché se non si è propriamente appassionati di Warhammer 40.000 il gioco potrebbe da subito risultare limitante, piatto, poco ispirato, insipido e dopo un paio d’ore potrebbe venire a noia, un fallimento su tutta la linea rispetto al più “ossigenante” XCOM. Discorso diverso per chi è avvezzo all’universo di Warhammer, perché questo tipo di utenza è più preparato, contestualizza tanto l’ambientazione claustrofobica quanto le difficoltà e – soprattutto – viene affascinato dal buon lavoro fatto da Full Control nella realizzazione dei modelli poligonali, dei comportamenti, degli effetti sonori, del doppiaggio.
CONCLUSIONI
Per essere una produzione indipendente, agli occhi dei veri appassionati di Warhammer 40.000, Space Hulk risulta veramente impressionante sotto ogni aspetto lo si guardi. Le uniche cose che fanno storcere il naso sono – come espresso in recensione – quelle che riguardano la gestione del tiro di dadi, All’estrema semplicità e povertà dei controlli fa da contraltare una stimolazione tattica non indifferente, unita a lungo andare dalla presenza di Space Marine dotati di equipaggiamenti speciali (lanciafiamme, spade, heavy-bolter e così via).
Le missioni sono varie il giusto, ma non bisogna aspettarsi chissà quali mirabolanti miracoli ed effetti speciali. Teniamo a ribadire il concetto che Space Hulk non è un gioco per tutti, ma sembra essere stato concepito e realizzato soprattutto per i veri appassionati di Warhammer 40.000. Questi vengono rapiti dal buonissimo lavoro di Full Control Studios praticamente da subito, ma non ce la sentiamo né di premiarlo a pieni voti per questo, né di acquistarlo ad occhi chiusi quando vi sono alternative (lo ribadiamo ancora una volta: XCOM) decisamente alla portata dei gusti più disparati e dotate di una profondità di gioco superiore. Lasciate Space Hulk ai veri figli dell’Imperatore o aspiranti tali, non sarà considerata un’eresia.
PREGI: Conversione piuttosto fedele della controparte cartacea. Gameplay semplice nei controlli, arduo nella gestione tattica della squadra. Molto curato nei dettagli dell’Universo di Warhammer 40.000.
DIFETTI: Minato da “tiri di dado” che talvolta rasentano l’impossibilità statistica. Le mappe claustrofobiche e caratterizzate da lunghi corridoi potrebbero essere considerate molto limitanti. Non porta nulla di nuovo al genere, anzi prende in prestito lo stretto necessario.
VOTO: 7/10