Videogiochi ancora una volta demonizzati, da Facebook una risposta alla stampa

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La tragedia in Louisiana della settimana scorsa ha senz’altro scosso ancora una volta l’opinione pubblica.
Un bimbo di 8 anni ha ucciso la nonna 87enne con un colpo di pistola. Fatto gravissimo che i media generalisti, ancora una volta, hanno trattato con sufficienza esaltando nei titoli (elemento che colpisce perché si dà la notizia di impatto), che il bambino abbia giocato prima ad un videogioco violento (Grand Theft Auto IV per l’esattezza ma poco importa nella circostanza, ndr), peraltro sconsigliato alla sua età.
Che poi abbia sparato con la pistola incustodita è passato decisamente in secondo piano.
O meglio, si è dato risalto al videogioco violento come causa scatenante. Ed è un po’ strano visto che un’arma carica costituisce sicuramente una prova di un certo peso piuttosto che l’aver giocato ad un videogioco.
Si crea così un sensazionalismo, soprattutto nei titoli, che deve essere sradicato. Sensazionalismo, unito dalla superficialità: troppo facile – a parer nostro – dare la colpa ai videogiochi quando si dovrebbe andare decisamente più a fondo a questo genere di episodi.
Questo, ripetiamo, crea una notizia distorta e tanti malintesi che si potrebbero evitare.
Riguardo all’omicidio in Lousiana di cui avevamo già parlato sulle nostre pagine (con un post sulla notizia e sulle reazioni della stampa nonché con la risposta dell’editore del gioco), la riposta alla stampa da parte dei videogiocatori non si è fatta attendere: è stato creato un evento su Facebook per la raccolta di firme ad una lettera che sarà inoltrata alla redazioni che hanno divulgato la notizia intitolandola “Gioca al videogioco, poi uccide nonna”.
Ad oggi hanno già aderito 140 persone. La raccolta firme si chiude domenica 1 settembre.

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Intanto, nelle ore successiva alla diffusione della notizia di questa tragedia, Biagio Etna, redattore di IGN Italia, una delle realtà editoriali più importanti e prestigiose nel nostro Paese, ha scritto una lettera già inviata ad Ansa.it ed Al Sole 24 Ore ma che sarà inviata ad altre redazioni.

Il testo della lettera di Biagio Etna (redattore presso IGN Italia):

“Buongiorno,
mi vengono in mente alcune considerazioni. Perché intitolare una notizia di una notevole gravità: – “Bambino gioca a videogame violento e poi uccide nonna?”, sottintendendo chiaramente che la prima azione sia conseguenza dell’altra? Perché questo sensazionalismo spicciolo, parziale, che può inutilmente sfociare in allarmismo?
Io considero altri fattori:
1) Un bambino di otto anni viene lasciato solo con la nonna novantenne.

2) Un bambino di otto anni viene lasciato solo, con un’arma da fuoco in casa.

3) Un bambino di otto anni viene lasciato solo, con un’arma da fuoco in casa, facilmente reperibile e carica.
4) Il bambino (e questo solo in ultimo) stava giocando ad un titolo “sconsigliato” ai minori (“sconsigliato” solo perché non esistono ancora leggi in merito: si decidano a farle).

Ora: chi deve badare ai propri figli? Chi deve stare attento che non maneggino armi da fuoco cariche? Chi deve istruire loro su cosa sia bene e male? Su cosa sia giusto o ingiusto? Su cosa sia finzione e realtà?

E – solo in ultimo – chi deve badare che i propri figli non giochino a titoli specificatamente e chiaramente rivolti ad un pubblico adulto?Il compito è dei genitori, i tutori, e dei anche i media, che seppur col contagocce, già si adoperano contro questo processo di demonizzazione contro i videogiochi. Nuovo, facile capro espiatorio per fare notizia.

Questo è a mio avviso vergognoso, perché parliamo di disinformazione e allarmismo. Come tutti quei media già demonizzati negli anni: il rock, il cinema underground, i giochi di ruolo, i giochi di carte collezionabili, gli anime giapponesi.La storia dell’intrattenimento mediale è una triste ruota fatta di superficialità ed ignoranza. Che vergogna”.