Arrivati all’attenzione del grande pubblico videoludico sul finire del 2007, CD Projekt RED si sono da subito distinti per la loro particolare maestria nel realizzare giochi di ruolo densi d’azione e con enfatiche fasi di puro “role-play”: The Witcher dapprima, e The Witcher 2: Assassins of Kings, poi, hanno definitivamente consacrato questo studio di sviluppo polacco a “top team” del panorama dei videogiochi di ruolo.
Ispirati dalla classica produzione BioWare, Bethesda e Black Isle, desiderosi di esportare in tutto il mondo la letteratura fantasy polacca portata in auge dal bravissimo Andrzej Sapkowski (autore del ciclo narrativo di “The Witcher” con Geralt di Rivia protagonista ed anti-eroe per eccellenza) i CD Projekt RED hanno annunciato, da poco più di un anno, il prossimo venturo The Witcher 3: Wild Hunt, gioco di ruolo d’azione – ma non solo – che arriverà nel 2014 su Pc Windows, PlayStation 4 e Xbox One.
I tempi per tirare un po’ di somme e convogliare i dettagli più importanti di questo importante ed attesissimo terzo capitolo sono maturi, quindi passiamo subito ad analizzare quel che CD Projekt RED promette di portare sui nostri schermi e sui nostri monitor.
COSA E’ LA “WILD HUNT”?
Senza nulla rovinare del piacere di farvi scoprire quali siano le trame che hanno condotto il protagonista di questa trilogia – Geralt – nel prossimo capitolo sviluppato da CD Projekt RED, qui basta sapere l’essenziale: cioè che tutti gli sforzi del cacciatore di mostri più famoso del mondo per mantenere lo “status quo” tra i piccoli regni settentrionali sono valsi a poco.
Lo scacchiere politico che si era formato in decenni di guerre e trattati di pace, tregue e fragili alleanze si è radicalmente trasformato. Il potente impero di Nilfgaard, approfittando delle lotte intestine dei piccoli regni del nord, ha mosso guerra verso settentrione con l’intenzione di annettere tutte quelle terre al proprio dominio.
Al di là dell’invasione dell’impero meridionale, già di per sé epocale, terribile e devastante, emerge un altro problema, che vede Geralt di Rivia ancor più coinvolto. Al confronto, la “guerra mondiale” che si sta accendendo tra Ninfgaard, Temeria e tutti gli altri, sembra cosa da poco. La Caccia Selvaggia (che è la “Wild Hunt” che si evince dal titolo) è tornata a cavalcare nel mondo vero: una minaccia ultraterrena da cui è difficile – se non impossibile – scappare. Stiamo parlando di cavalieri sovrannaturali che danno la caccia a certe persone e fanno terra bruciata ovunque posino il loro sguardo. Nel caso specifico, in The Witcher 3: Wild Hunt, la Caccia Selvaggia ce l’ha proprio con Geralt.
AZIONI E REAZIONI
Nei primi due capitoli di The Witcher, il giocatore che guida Geralt è posto di fronte a dei bivi – spesso – moralmente discutibili in cui si tende a preferire “il male minore” secondo un bene comune o un bene un po’ più egoistico.
The Witcher 3 promette di portare a nuovi standard qualitativi le azioni compiute dal protagonista e le reazioni, le ripercussioni che queste hanno sul mondo di gioco. Se in passato, tutto ciò, era limitato alle linee di dialogo in cui si compiva una scelta ben precisa – anche se sulle prime non si comprendeva mai a quali conseguenze avesse portato, se non molto tempo dopo – adesso il semplice fatto di liberare una zona da una minaccia mostruosa potrebbe influire sulla ricezione che il mondo di gioco ha del nostro alter-ego.
Un esempio impressionante è quello di un villaggio di pescatori in costante crescita: possiamo starne alla larga e vederlo prosperare nel corso del gioco, oppure uccidere un solo mercante e vedere il piccolo sistema economico degradare fino alla rovina più totale, perché ne abbiamo destabilizzato l’equilibrio. Anche il modo in cui i personaggi non giocanti ci tratteranno, si evolverà nel corso del gioco e dipenderà da come affrontiamo i dialoghi nel corso del tempo. Un’attitudine da spacconi potrebbe, in futuro, volgere a nostro vantaggio perché certuni sono inclini alla sottomissione. Altri invece potrebbero sbarrarci la strada per motivazioni opposte.
UN MONDO INTERO A NOSTRA DISPOSIZIONE
Occorreranno all’incirca quaranta minuti di cavalcata per attraversarlo da parte a parte. Trentacinque volte la vastità sperimentata in The Witcher 2. La parte più alta del mondo di gioco è un monte di milleduecento metri sopra il livello del mare e non mancheranno zone piene di isole, zone desertiche e tanto altro ancora. Tutto questo senza barriere visibili o invisibili. Tutto ciò senza caricamenti tra una zona e l’altra.
Questo e molto altro ancora è stato promesso, annunciato da CD Projekt RED, che punta parecchio sulla qualità di immersione del giocatore, che di fatto potrebbe restare letteralmente rapito dal mondo in cui gioca. Se c’è un fiume a dividere il nostro alter-ego dalla missione, possiamo cercare un ponte per attraversarlo, cercarne un punto basso per guadarlo, oppure nuotare fra le rapide: la scelta è soltanto nostra.
The Witcher 3: Wild Hunt si può, idealmente, dividere in tre macro-regioni che sono facilmente riconoscibili per aspetti peculiari. Le isole di Skellige, come suggerisce il nome, è un intero arcipelago ispirato dalle più classiche produzioni nordiche e celtiche. Fredde, inospitali ed evocative, abitate da abitanti forti ed orgogliosi, che si preparano all’ineluttabile invasione di Nilfgaard e all’estrema lotta per la libertà e l’indipendenza. Novigrad e le zone limitrofe si ispirano alla Amsterdam medievale: grande, ricca, colorata, multi-etnica e preda di corruzione e trame ordite da molti stregoni e alchimisti. La Terra di Nessuno è una regione inospitale, paludosa, paurosa e densa di insidie di ogni genere, dove l’anarchia regna sovrana e chiunque ci pensa almeno due volte, prima di mettere piede in un luogo da cui difficilmente si può uscire tutti interi o vivi.
UN MONDO CHE VIVE SENZA DI NOI
Uno dei dettagli più impressionati di The Witcher 3: Wild Hunt e del RED Engine 3, cioè il motore grafico che ne muove ogni singolo pixel e algoritmo, è la capacità di inscenare un mondo di gioco perfettamente capace di vivere con coerenza, anche se noi lo ignoriamo o ne restiamo ai margini. La gente cercherà di riscaldarsi quando fa freddo, di stare all’asciutto quando piove, di emigrare quando le condizioni sono insostenibili (per economia o per guerra) e tanti altri dettagli che, messi insieme, promettono di rendere il mondo di gioco autenticamente vivo e pulsante come mai prima d’ora si è visto.
SISTEMA DI COMBATTIMENTO RIVISTO E MESSO A NUOVO
Contrariamente a The Witcher 2: Assassins of Kings, che pure aveva ben impressionato, gli sviluppatori di CD Projekt RED hanno profuso molti sforzi per rendere il nuovo sistema di combattimento ancora più convincente.
Al di là delle novantasei nuove animazioni (nel gioco precedente erano venti), nuove pose di combattimento, l’abbandono dei mai troppo lodati quick time events (momenti di gioco in cui premere il tasto giusto nel momento giusto) e nuove mosse da sbloccare nel corso del gioco, quel che dovrebbe impressionare di più – a detta degli sviluppatori – sarà constatare che le abilità di Geralt miglioreranno, anche vistosamente, con il progredire del gioco.
Lo strigo diventerà sempre più veloce e letale, al giocatore poi è affidato il compito di svilupparne le capacità da schermidore oppure quelle magiche, così che alla fine del gioco un utente possa avere delle mosse devastanti con la spada per abbattere nemici con un paio di colpi, mentre l’altro potrebbe godere di un autentico “torrente di fuoco” che scaturisce dalle mani Geralt ed incenerisce tutto ciò che incontra.
RIVOLUZIONE ANNUNCIATA NEL NOVERO DEI VIDEOGIOCHI DI RUOLO
Anche i famigerati “sensi del Witcher” subiranno un leggero cambiamento rispetto al passato. Geralt sfrutterà il suo medaglione più che mai, questa volta fino a divenire quasi un super-eroe dotato di sensi della vista e dell’udito superiori a qualsiasi altro umanoide.
Potrà improvvisarsi un cacciatore implacabile, un insuperabile esploratore oppure un cacciatore di vampiri come pochi al mondo, tutto questo grazie ai sensi superiori e sovrumani a sua disposizione. A livello tecnico ci si aspetta che The Witcher 3 imponga subito nuovi standard qualitativi e quantitativi, le premesse sono tutte a suo favore ma occorre attendere almeno fino a maggio 2014 per comprendere se tanto le premesse quanto le promesse siano state mantenute. A noi, il 2014, non è mai sembrato così lontano…