(Recensione pc) Special Forces: Team X
Zombie Studios è uno studio di sviluppo indipendente che non vanta un curriculum eccezionale come Epic Games, nel novero degli sparatutto in prima ed in terza persona, tuttavia è riuscito – negli anni – ad accattivarsi un discreto numero di appassionati che ne apprezza gli sforzi.
A lavoro dal lontano 1994, vengono ricordati soprattutto per America’s Army: Special Forces, simulatore di guerra sviluppato per il ministero della Difesa americano, per addestrare le truppe in ambiente virtuale, e i due capitoli di Blacklight (Tango Down e Retribution). Dal 6 febbraio scorso su Steam e Xbox Live Arcade, è arrivato il loro ultimo lavoro: Special Forces: Team X, uno sparatutto in terza persona cooperativo e competitivo online.
CEL SHADING TANTO SEMPLICE QUANTO EFFICACE
Ogni aspetto tecnico del gioco è affidato all’ormai rodato ed abusato Unreal Engine 3, che possiamo vedere in azione in decine di videogiochi ma preferiamo citarne giusto un paio: Gears of War e Borderlands. Citare il famoso sparatutto in prima persona sviluppato da Gearbox Software non è un caso, perché Special Forces: Team X condivide con quel titolo l’impronta grafica, lo stile fumettistico o da cartone animato che risponde al nome di cel shading.
Si tratta di una particolare tecnica di visualizzazione grafica che fa assumere, ai poligoni, l’aspetto di qualcosa che è disegnato a mano. Quando giochiamo a Special Forces: Team X, dunque, non aspettiamoci una grafica foto-realistica come può essere quella di un Battlefield 3 o un Crysis 3. E’ più come prendere parte ad una battaglia con armi da fuoco tra personaggi usciti da un cartone animato americano.
Al di là dello stile, possiamo affermare che il lavoro svolto sul profilo visivo, è di quelli che convincono: il gioco è fluido, gode di un discreto livello di dettaglio e le animazioni dei personaggi sono buone. Non passa alla storia per essere il miglior videogioco competitivo in cel shading ma è indubbio che nell’affollato panorama degli sparatutto online può godere di un tratto distintivo tutt’altro che indifferente. Senza infamia né lode il lavoro offerto sul fronte del sonoro: le musiche sono dimenticabili o trascurabili; gli effetti di esplosioni e il rumore provocato dalla corsa, dai salti e da poco altro sono nella norma, ma i rumori delle armi da fuoco sono resi molto fedelmente e fanno gravitare il giudizio su questo aspetto del gioco sulla sufficienza.
L’UNIONE FA LA FORZA… ED IL PREZIOSO PUNTEGGIO
Come ogni sparatutto competitivo e cooperativo online che si rispetti, anche Special Forces: Team X offre la possibilità di partecipare a partite che mettono di fronte due, tre o quattro squadre. Ogni giocatore può creare un alter ego ed equipaggiarlo con le armi che – pian piano – si sbloccano accumulando punteggi e portando a termine le partite. Una barra di punti esperienza viene “riempita” dai punteggi ottenuti durante le battaglie e, superato un limite fissato dagli sviluppatori, si passa al livello successivo di esperienza.
Questo passaggio di livello comporta lo sblocco di nuovi vestiti, nuove armi e nuovi gadget per migliorare l’efficacia delle armi. I potenziamenti per le armi sono veramente tanti, partendo dal comune mirino perfezionato – per aumentare la precisione dell’arma – finendo con il poter modificare il calcio dei fucili o la canna per migliorare le prestazioni di stabilità e potenza di fuoco. Quel che ci è piaciuto più di ogni altri aspetto è che, durante le partite, un segnale in sovrimpressione ci avverte se stiamo giocando di squadra oppure no. La cosa non è fine a se stessa, perché in Special Forces: Team X la vittoria è strettamente connessa alla capacità di cooperare da parte dei componenti di una squadra.
“Fare quadrato” diventa estremamente producente, in quanto ogni azione andata a buon fine (sia questa la semplice uccisione di un avversario oppure qualcosa di più complesso) viene premiata in punti esperienza e questo valore viene subito moltiplicato. La via più semplice per scalare classifiche, carriera militare e livelli di esperienza – con conseguente sblocco di armi, gadget ed altro – è quella di cooperare. I lupi solitari sono avvisati.
PIU’ DI CENTO MAPPE A DISPOSIZIONE? NON PROPRIO
Sui canali ufficiali salta subito all’occhio che Special Forces: Team X offra ben cento mappe di gioco su cui darsi battaglia. In realtà i numeri da capogiro pubblicizzati non devono trarre in inganno e spieghiamo subito il perché: gli ambienti di gioco sono molti di meno, nell’ordine di una decina, ma prima di ogni partita si nota subito che la mappa è divisa in tre settori. Ogni utente pone la sua preferenza sulla combinazione di ambienti da giocare e la somma totale di combinazioni che si può ottenere è di cento. Un numero clamoroso che, sul piano dei fatti, non significa nulla, perché già dopo qualche ora si avverte il senso di giocare sempre nei soliti ambienti.
Le modalità di gioco variano dalle classiche (Team Deathmatch e Cattura la Bandiera) alle meno classiche come Hot Point, che sembra una variante di Re della Collina di Halo, cioè si crea zona della mappa da controllare il più a lungo possibile e tale zona varia di tanto in tanto. La modalità Hight Value Target, ci è sembrata una variante della modalità Assassinio già sperimentata negli ultimi due Killzone ma con sostanziali differenze. In parole povere si affronta un deathmatch a squadre in cui un utente assume il ruolo di VIP. Questo utente ha la particolare capacità di raddoppiare il punteggio dei compagni di squadra e di quintuplicare i propri. Chi riesce ad uccidere il VIP ne prende il ruolo e si procede alla difesa di questo prezioso membro della squadra fino al raggiungimento del punteggio che determina la vittoria.
UN PICCOLO FARO NELLA NOTTE
Nel marasma di sparatutto e sparatutto in terza persona competitivi è difficile ritagliarsi un posto d’onore. Tuttavia pensiamo che Special Forces: Team X abbia tutte le carte in regola per ergersi dalla massa ed imporsi grazie a due punti di forza indiscutibili: premia veramente i giocatori che cooperano per il bene della squadra e gode di uno stile grafico che ne accresce il carisma e lo rende inconfondibile.
Gli unici nei che ci sentiamo di evidenziare riguardano le mappe di gioco – che alla lunga risultano sempre le stesse o troppo simili fra loro – e l’esiguo numero di server europei, che costringono ad accedere a quelli oltreoceano, con tutte le conseguenze del caso: alto tasso di latenza e problemi a godersi la fluidità di gioco soprattutto. Per il resto stiamo parlando di un buon titolo che potrebbe fare la felicità di un paio di amici o più, che cercano un gioco che spinga – e premia – gli utenti a cooperare per vincere.
COMMENTO FINALE
Special Forces: Team X è il classico gioco che si deve provare prima di decidere se valga i risparmi oppure no. E’ uno sparatutto in terza persona, e come tutti i giochi appartenenti allo stesso genere fa delle coperture il suo tratto distintivo. Più di questo, però, occorre evidenziare che è un titolo che incoraggia moltissimo il gioco di squadra e lo premia lautamente. Lo consigliamo a chi è alla ricerca di uno sparatutto in terza persona ben fatto e orientato a chi ama giocare di squadra. Occorre chiudere un occhio sulle mappe non proprio da applausi ed accettare che di server europei ce ne siano pochi, costringendo a collegarsi a quelli americani e soffrendo – nel peggiore dei casi – il fastidioso lag.
Pregi
Stile cel shading d'impatto. Diverse armi e tanti gadget da sbloccare. Incoraggia bene il gioco di squadra
Difetti
Mappe poco ispirate. Pochi server europei. Lag durante le partite
Voto
7,5