A bocce praticamente ferme, Jason Rubin, l’ormai ex numero 1 di THQ, dice la sua sul crollo finanziario che ha portato al fallimento del publisher certificato la settimana scorsa con la mega asta che ha smembrato (quasi) tutte le proprietà fisiche ed intellettuali.
Rubin, da maggio alla guida dell’ex colosso dai piedi di argilla nel tentativo di salvare l’impossibile, parla a ruota libera su quello che è stato e quello che sarebbe potuto essere ma soprattutto illustra i vari errori che hanno portato alla fine il publisher nordamericano. La sua prima analisi va al fatto che THQ sarebbe potuta sopravvivere se non avesse compiuto, parole testuali, “errori madornali”.
Aggiungendo:
“Credo sia sbagliato collegare l’imbarazzante situazione di THQ ai mutamenti dell’industria. Tutte le compagnie Tripla A hanno avuto pressioni”.
Tra gli errori madornali, l’ex alto dirigente ha citato in primis uDraw nonché l’enorme somma sprecata nell’investimento di un mmo poi cancellato. E poi ha continuato:
“L’ostinazione a lavorare su titoli casual e dedicati ai bambini, quando ormai tablet e smartphone avevano già tolto grandi fette di mercato a quel business, o magari giochi brutti, vecchi o inferiori, come Homefront. Più in generale, c’era un approccio non organizzato agli affari”.
E parla della fortuna dicendo al contempo che comunque che sarebbe riduttivo pensare solo ad un cattivo rapporto con la dea bendata come causa principale per il fallimento.
“Credo che la fortuna abbia un ruolo fondamentale nel successo o nel fallimento – spiega – ma le decisioni errate e la gestione sbagliata di THQ sono state il motivo principale del suo fallimento. Sostenere che si è trattata soprattutto di sfortuna è una scusa. Homefront sarebbe stato in grado di vendere 10 milioni di copie? Probabilmente si ma sicuramente difficilmente lo avrebbe fatto senza una produzione migliore. Inoltre – conclude – è difficile sostenere che un MMO venga cancellato per colpa della sfortuna. Quella è stata semplicemente una pessima scelta sommata ad alte pessime scelte”.