Tra i meandri di ricordi c’era un titolo di cui volevamo raccontarvi anche se per una breve recensione. Siamo qui per ricordare (certo, posto così sembra essere più un discorso per ricordare un defunto), un titolo che ad inizio degli anni Novanta venne molto apprezzato dagli utenti Amiga e pc.
Si tratta di Elvira: Mistress of The Dark, un misto tra avventura, gdr ed azione in salsa Fantasy dai toni horror, pubblicato da Accolade e sviluppato da Horrorsoft nel 1990. Successivamente il gioco arrivò anche su Commodore 64 con una conversione quasi miracolosa.
In queste poche righe vi racconteremo di questo, a nostro avviso, bel gioco.
UNA ALLEGRA STREGA DA SALVARE… (NON TROPPO) ALLEGRAMENTE
La storia del gioco narra della giovane ed esuberante strega Elvira che è stata rapita e tenuta prigioniera nel suo stesso castello. Colpa di un antenato cattivo cattivo che ha pensato bene di ritornare improvvisamente in vita per impossessarsi di tutto, soprattutto di un potente libro di magie, rapendo la strega ed infestando il maniero di creature oscure e possedute dal male, guardie malefiche, scheletri molesti, mannari incavolati e molti altri esponenti del bestiario Fantasy a sbarraci la strada.
Sta a noi, dopo essere stati salvati dalla stessa strega tutta curve, a riuscire nell’impresa di liberare l’immenso castello dalle forze oscure e liberare la bella Elvira facendole riprendere possesso dei suoi poteri.
INTERFACCIA INTUITIVA, GAME-PLAY DI LIVELLO
Il lavoro di Horrorsoft per rendere il game-play di buon livello è stato apprezzabile. Il menu di gioco indicava in modo intuitivo le azioni da compiere e come muoversi, gestendo anche i dialoghi, e l’inventario. In combattimento era funzionale.
Tante le cose da fare, molte le scelte da prendere e la possibilità decisionale affidata al giocatore. Ad esempio, imbattuti in alcuni nemici, si poteva decidere se combattere o fuggire per poi ritentare lo scontro una volta pronti. I combattimenti erano in tempo reale. Ogni vittoria regalava punti esperienza (qui la componente ruolistica) per l’arma utilizzata e questo permetteva di avere più dimestichezza nei combattimenti successivi e di avere più speranze di sopravvivere. Naturalmente vi erano diverse armi (e pozioni, magie, oggetti e quant’altro) da usare.
Diversi anche i puzzle da risolvere per andare avanti. Immancabili le pozioni che però dovevano essere realizzate dal giocatore il quale, una volta in possesso dei vari ingredienti, doveva andare nelle cucine del castello, usare gli strumenti e mixare gli ingredienti per avere intrugli su guarigione, miglioramento delle proprie prestazioni, o da utilizzare contro particolari nemici.
UN COMPARTO TECNICO BEN REALIZZATO E D’ATMOSFERA
Quello che colpiva molto di Elvira: Mistress of The Dark era senza dubbio la grafica. A livello visivo, l’atmosfera horror, le ambientazioni dell’immenso maniero ed il tocco Fantasy saltavano subito all’occhio. Indimenticabile, se ricordiamo la parte horror, le innumerevoli schermate riservate ai diversi modi in cui il giocatore potesse morire. Particolari sanguinolenti o amputazioni non erano omessi.
Ottimo il design delle ambientazioni, il sonoro faceva il suo dovere e la longevità era garantita da una moltitudine di stanze (se non ricordiamo male circa 600) da esplorare, esaminare, nelle quali combattere, sopravvivere, cercare indizi utili o utilizzare i vari ingredienti per realizzare pozioni. Senza dimenticare la presenza di enigmi e di numerosi nemici sia per quantità che per diversità. Colpa del caro defunto non morto che ha scagliato tutto contro di noi e contro Elvira.
L’INCREDIBILE VERSIONE COMMODORE 64
Chi vide Elvira: Mistress of The Dark su Amiga, o su pc se ne innamorò. Purtroppo non tutti gli appassionati avevano il 16 bit e molti ancora giocavano su Commodore 64 né tanto meno la possibilità di comprare un costoso pc. Accolade accontentò pure loro e con una conversione di livello assoluto.
Tolti i ghirigori grafici su Amiga, ma restando sempre sui binari dell’eccellenza, il lavoro sull’8 bit di casa Commodore fu incredibile. Sonoro quasi assente ma il resto del game-play era praticamente identico. L’atmosfera non ne risentiva. Unico difetto: i continui caricamenti e cambi di disco. Questo il dazio da pagare.
CONCLUSIONI
Oggetto dei desideri in quel 1990, Elvira: Mistress of The Dark è stato uno di quei giochi dai toni quasi mitologici.
Frutto anche della pellicola di un paio d’anni prima (Una strega di nome Elvira) dalla quale il gioco attinse a piene mani e prese ampio spunto, e di una bella realizzazione tecnica che sfruttava appieno i computer sui quali venne proposto (indimenticabile la miracolosa versione per Commodore 64), Elvira seppe far breccia. Certo, le curve della strampalata ed esuberante strega che aveva le forme dell’attrice Cassandra Peterson aiutarono molto.
Divenne la copertina ideale per diverse riviste specializzate dell’epoca. Fatto un po’ di colore, possiamo assolutamente premiare questo gioco nonostante non fosse semplicissimo, soprattutto per i novizi.
PREGI: Ottima grafica. Atmosfera azzeccatissima. Longevità garantita. Ottimo game-play.
DIFETTI: Un po’ difficilotto, soprattutto per i non avvezzi al genere.
VOTO: 9/10