Buggy Boy
Quando si parla di videogiochi divertenti, uno dei primi titoli che vengono alla mente è Buggy Boy. I dubbi a tal riguardo sono davvero pochi. Il gioco in questione, griffato Taito, ha fatto il suo debutto in sala a metà degli anni Ottanta ed è giunto nel 1987 per opera di Elite, che ne curò una conversione magistrale, su Amiga, Commodore 64 e sui computer di casa ad 8 e 16 bit più diffusi dell’epoca.
Si tratta di un gioco di corse a bordo di buggy estremamente giocabile e godibile realizzato con pochi mezzi ma capace di tenere incollati davanti allo schermo per ore ed ore. Una vera e propria sorpresa.
GAME-PLAY FRENETICO, DIVERTIMENTO ASSICURATO
Semplicità, semplicità, semplicità. È stata questa la ricetta vincente di Buggy Boy non solo in sala giochi, come già accennato, ma anche sui computer casalinghi. Tutte le versioni, e non era facile, riuscirono a rendere al meglio l’arcade originale.
In Buggy Boy colpisce l’immediatezza ed è uno dei pochi casi in cui il contenuto va ben oltre l’aspetto visivo. Caricato il gioco si è subito pronti a scendere in pista. L’unica scelta da fare è quella sul percorso da intraprendere. Poi largo al divertimento più sfrenato.
Dovremo guidare il nostro buggy verso il traguardo e centrare le bandierine lungo il tracciato per ottenere bonus nel punteggio evitando ostacoli di vario genere come transenne, massi, o pali della luce.
Le insidie non finiscono qui: si possono incontrare anche pozzanghere o macchie d’olio o anche dei tronchi. Quest’ultimi però possono essere usati allegramente per saltare le barriere e dare pepe ed ilarità all’azione.
Cinque i tracciati da scegliere: Offroad (un circuito chiuso da ripetere più volte); Nord, Sud, Est ed Ovest tutti con ambientazione e scenari differenti che garantiscono varietà al titolo. Ogni percorso aveva numerosi stage da compiere prima dello scadere del tempo.
GRAFICA COLORATA, EFFETTI SONORI ALL’OSSO MA ADEGUATI
Anche allora, dal punto di vista tecnico, Buggy Boy non era nulla di speciale. Grafica molto colorata con visuale in terza persona e tratti volutamente grossolani. La resa degli scenari, delle esplosioni o delle collisioni in acqua era discreta. Nulla o quasi da segnalare se non una fluidità davvero notevole che, unita ad una velocità marcata, permetteva un controllo del buggy davvero preciso.
La conversione Amiga sotto questo aspetto era identica a quella da sala. Ben fatte, però, anche le altre versioni con pieno merito per quella su Commodore 64 e sugli altri 8 bit (Spectrum ZX ed Amstrad CPC) che, pixel e colori a parte, non avevano nulla da invidiare alle macchine più potenti.
Il sonoro di Buggy Boy era ridotto all’osso, ma ebbe il grande merito di rimanere nella mente dei giocatori. Jingle molto orecchiabili ogni qual volta si raggiungeva il traguardo, e piccoli stacchetti ad ogni bandierina toccata. Gli effetti sonori erano i soliti: rumore del motore e delle sue due marce (low e high) o gli impatti. Tutto orecchiabilissimo.
La longevità era discreta. Chiudere i vari stage dei 4 percorsi estesi non era cosa agevolissima La pista invece era più agevole ma il gioco era così divertente che il tutto era ripetuto più volte. Il grado di sfida era livellato e non vi erano passaggi frustranti. Adatto a tutti, grandi e piccini.
CONCLUSIONI
L’abito non fa il monaco. Buggy Boy incarna alla perfezione questo detto e merita un posto d’onore nella storia del videogioco. La realizzazione era palesemente volta a favorire il divertimento dell’utente a discapito di un comparto tecnico sufficiente anche per l’epoca. Si puntò tutto sul game-play e fu questa la carta vincente.
Una vera sorpresa capace di coinvolgere per ore i giocatori e di competere con titoli ben più costosi. Probabilmente è stato (ed per i nostalgici) uno dei giochi più divertenti. Un ottimo modo per divertirsi e lasciar passare ore in spensieratezza. Da avere anche in emulazione se possibile.
PREGI
Divertentissimo. Ultra giocabile. Veloce.
DIFETTI
Comparto tecnico senza lode e senza infamia. Non lunghissimo.
VOTO: 9/10