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Paws of Coal, recensione

In una splendida cornice animata diamo il via alla nostra indagine, come provetti e curiosi conigli

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Il mondo dei videogiochi può essere bellissimo e colorato, ma anche ricco di ombre che, per quanto terrificanti, non possono evitare di attrarre i giocatori nella loro magica cornice in pixel o in alta definizione. E se c’è un ambito che conosce bene spaccati colmi di natura e di luce (come anche altri dove regnano solitudine e disperazione), è quello delle avventure grafiche.

Protagonista di oggi è Paws of Coal, una graziosa avventura punta e clicca sviluppata da Gamechuck. Studio indipendente croato, con sede a Zagabria, che abbiamo già conosciuto in quanto autori degli ottimi Speed Limit e vApe Escape. Questo nuovo progetto però vuole puntare sull’investigazione, e propone un comparto artistico davvero intrigante. Di seguito la nostra recensione di Paws of Coal. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dallo stesso team di sviluppo, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Buona lettura.

C’ERA UNA VOLTA…

Paws of Coal (letteralmente “zampine di carbone”) ci introdurrà in un fantasioso mondo popolato da animali antropomorfi dall’aspetto di un cartone animato. Trattandosi di un’avventura dove al giocatore spetta sia la scoperta che la (ri)soluzione a vari enigmi, è lecito aspettarsi una componente narrativa che si rispetti. E in effetti la trama è alquanto interessante.

Al comando di un porcospino di una cittadina al di sopra di una miniera, ci vedremo costretti a indagare su una misteriosa malattia che colpisce i nostri piccoli amici. Ovviamente i primi indizi porteranno subito a qualche ipotesi circa la dannosità del minerale estratto, il cibo ingerito e gli eccessivi sforzi lavorativi. Elementi che solitamente non trovano posto in un gioco sui generis, a meno che non sia orientato sulla denuncia di fatti o realtà accadute.

Paws of Coal

Ovviamente l’intera vicenda è pura finzione e la premessa iniziale non risulta proprio freschissima, ma nel complesso sarà piacevole da seguire. Siamo lontani da un Botanicula o da altre avventure che richiamano le fiabe, ma il team sviluppo ha puntato molto sul giocatore e sul fattore deduttivo (e del conseguente impatto sul gameplay). Nell’opera di Gamechuck sono presenti molti dialoghi, e in effetti possiamo considerarla quasi prolissa.

Fortunatamente però la suddivisione in paragrafi permette di mantenere facilmente un filo conduttore. Per chi non mastica l’inglese è importante precisare che sebbene i testi presentino un lessico tutto sommato scolastico, qualche passaggio potrebbe risultare difficoltoso. Il nostro suggerimento è quello di non scoraggiarsi e anzi, sfruttare l’occasione per migliorare la propria confidenza con quella che una volta definivamo la lingua della nostra amata regina.

CLICCA E OSSERVA

Paws of Coal

Paws of Coal è un’avventura punta e clicca ancorata a stilemi classici, e il gameplay evidenzia al meglio una caratteristica che a nostro avviso è sicuramente positiva. Innovare a tutti i costi non è sempre la risposta giusta al successo, sebbene il gioco offra un mix di conversazioni, raccolta di indizi e deduzioni non così comuni come ci si aspetterebbe.

A questo proposito il giocatore sarà incentivato a un esame accurato di ogni scenario al fine di carpire elementi d’interesse, che verranno registrati automaticamente. Il nostro piccolo protagonista infatti è un investigatore moderno, e sul suo blocco note/diario smisterà dichiarazioni e oggetti in base alla tipologia come testimonianze, documenti e indizi.

Paws of Coal

In particolare questi ultimi saranno fondamentali, poiché trovando una connessione tra loro genereremo un rapporto che, se corretto, formerà una conclusione che starà a noi accettare o meno. Nel corso della partita avremo inoltre modo di visitare un discreto numero di ambienti, che offriranno vedute in alcuni casi davvero suggestive. Non ci sono fumetti o icone ad evidenziare gli oggetti che prevedono interazioni, pertanto sarà nostra cura osservare con attenzione e, in compagnia del nostro fidato mouse, procedere nell’indagine.

Al tasto sinistro è affidato il movimento mentre il destro verrà utilizzato per tutte le altre azioni. Il cambio di schermata e le interazioni sono gestiti da transizioni talvolta posizionate un po’ troppo vicine tra loro. Ad esempio nella fase iniziale abbiamo incontrato qualche difficoltà, poiché nel tentativo di parlare con la dottoressa coniglio continuavamo a interagire con il nostro amico Bates inerme sul letto dell’infermeria. Piccole sbavature che non pregiudicano comunque una struttura invero piacevole.

CARTONE IN MOVIMENTO

Paws of Coal

È fin troppo ovvio che ciò che ci ha maggiormente colpito di Paws of Coal è il comparto tecnico. Al di là di una storia che si lascia seguire facilmente e di un discreto gameplay, l’opera di Gamechuck riesce a lasciare il segno grazie a una direzione artistica davvero ispirata.

A parte qualche bug e piccole sbavature a cui abbiamo accennato pocanzi, la grafica risulta curata con dedizione in ogni suo aspetto. Il movimento di Charles, piccolo porcospino protagonista di questa avventura, emula la patinatura e le sequenze di un vero cartone animato in movimento.

Il tutto è integrato da un’interfaccia minimale, come ormai è consuetudine nel genere, che espande i menu al tocco del mouse. A voler trovare il pelo nell’uovo, riteniamo soddisfacente l’utilizzo del mouse che, tuttavia, non basta a poter fruire dell’esperienza senza l’ausilio della tastiera. Inoltre il gioco presenta una longevità abbastanza risicata, visto che per completarlo basterà una manciata scarsa di ore.

Ciò detto è importante tenere presente che lo studio croato è avvezzo alla creazione di prodotti di qualità ma di breve durata (e di costo modesto, come in questo caso: appena cinque euro). Bella anche la colonna sonora, che si affida a una serie di tracce sinfoniche alternate a momenti di soli effetti sonori, utili per una migliore immersione nel contesto.

Paws of Coal

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Paws of Coal è una modesta avventura che a nostro avviso sembra porsi più come un prologo a qualcosa di grande che deve ancora arrivare. Questa ipotesi è giustificata dalla breve durata e da alcune meccaniche, a loro modo innovative, che però vengono ridotte all’osso in termini quantitativi. Poche ore complessive che però passeranno in compagnia di qualche risata e di un discreto numero di personaggi. Forse non approfonditi a sufficienza ma comunque piacevoli. La storia ci vedrà impegnati a selezionare indizi e tentare di mettere in ordine elementi solo apparentemente slegati tra loro, con una meccanica per l’interpretazione e la soluzione di puzzle logici davvero interessante.

Per chi cerca qualcosa di più complesso e longevo ci sono alternative ben più conosciute e apprezzate, ma a nostro avviso l’opera di Gamechuck merita per tematiche trattate e un prezzo d’acquisto davvero conveniente. E non dimentichiamoci del fiore all’occhiello della produzione, ovvero uno stile artistico ricercato che riporta alla mente cartoni animati di qualche generazione addietro, negli anni d’oro della Disney. Lo scoglio relativo alla lingua è sicuramente un fattore da tenere in considerazione, sebbene non sia difficile proseguire armati di dizionario migliorando allo stesso tempo la propria confidenza con la lingua d’Albione. Adesso però vogliamo vedere Midwintar e il sequel di questa avventura.

Pregi

Stile artistico squisito. Indagini e deduzioni ben implementate. Storia con risvolti interessanti. Prezzo modico.

Difetti

Longevità scarsa. Qualche problema con le transizioni.

Voto

8-

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