L’epoca dei platform vecchio stile appartiene al passato. Il genere che è stato conosciuto universalmente in tutto il mondo grazie a Super Mario però grazie alle tante iniziative indie è riuscito a non scomparire ma anzi, di tanto in tanto, a tornare con giochi molto interessanti. Grazie, inoltre, alle possibilità sempre crescenti di hardware e software di sviluppo che permettono di aggiungere quegli accorgimenti che avremmo sempre desiderato quando ci cimentavamo in un platform negli anni ’90.
Ed è dei giorni scorsi l’arrivo su Steam per Pc Windows e su Xbox Store per Xbox One di Unit 4 primo titolo di Gamera Interactive, software house padovana “capitanata” da Alberto Belli e conosciuta anche perché sta preparando un altro progetto (più ambizioso) che si chiama Alaloth: Champions of the four Kingdoms, un gdr al quale collabora uno dei massimi guru mondiali del genere: Chris Avellone.
Ma andiamo al nocciolo del discorso e torniamo a parlare di Unit 4, un platform old school in 2d a scorrimento come quelli di una volta che può essere giocato sia singleplay ma anche in compagnia in cooperativa. Il titolo è sbarcato la settimana scorsa, il 24 maggio (al prezzo di 14,99 euro), presenta grafica in pixel art e tante altre caratteristiche che vi andremo ad elencare. Tra queste, vi diciamo fin da subito, anche la difficoltà che è uno dei tratti distintivi della produzione firmata Gamera. Noi vi parleremo della versione Pc. Buona lettura.
I QUATTRO MOSCHETTIERI DELLO SPAZIO
Unit 4 si contraddistingue per la presenza di quattro protagonisti, quattro eroi che possono agire da soli ma anche in combo. La natura stessa del gameplay lo imporrebbe in certi passaggi. Ogni personaggio ha infatti una caratteristica unica che gli permette di superare un determinato ostacolo o di eliminare un nemico. Caratterizzati da colori e stazze diverse, le loro capacità speciali possono essere comunque utilizzate in contemporanea grazie al multiplayer locale. I nostri moschettieri dello spazio hanno nomi non certo blasonati, trattasi di: Blue, Red, Yellow e Green.
Le caratteristiche peculiari sono le seguenti: il personaggio blu (il capo missione, tra l’altro, almeno così ci è sembrato) può effettuare un doppio salto ed è in grado di attaccarsi alle pareti essendo dotato di una grande agilità; il rosso è molto più potente fisicamente (è, inoltre, visibilmente il più grosso) e grazie ad un potente scatto in avanti può abbattere i nemici nonché spostare determinati blocchi per andare avanti negli stage; il verde usa un rampino e può anche rimanere sospeso in aria attaccato al suddetto rampino; e poi il quarto personaggio (colore giallo) può raggiungere porzioni di livello altrimenti irraggiungibili dagli altri grazie alla peculiarità di attraversare pareti, sbarre e rendersi invisibile ai nemici.
Tutti, però, ho un lato in comune: basta un semplice colpo e puff, si dovrà ripartire dall’ultimo checkpoint. Il gioco è piuttosto difficile quasi fin da subito. Non tanto nel padroneggiare i personaggi ma proprio perché l’irruenza sarà una cattiva consigliera e sbagliare passaggi anche all’apparenza elementare diventa problematico un po’ come succedeva in passato, costringendoci – così – a provare e riprovare quella determinata fase. A volte sembrerà di affrontare una difficoltà gratuita anche per alcuni passaggi che appaiono agevoli. Basterà, però, avere pazienza e pensare a possibili combinazioni tra i personaggi per andare avanti spingendo così il giocatore ad ingegnarsi. Oltre che a conoscere a menadito le mosse dei nostri eroi.
Il compito del nostro quartetto è semplice: recuperare un antico artefatto sacro che una civiltà aliena ha rubato durante l’invasione del loro pianeta natale. Ma non finisce qui: oggetti simili in altri pianeti dello stesso sistema solare sono stati sottratti e tutto quel quadrante della galassia sembra essere condannato. I nostri eroi intraprenderanno quindi un viaggio a bordo della Garriott (una navetta spaziale ultimo modello, ndr, il cui nome ci ricorda qualche cosa… magari un famoso autore di giochi di ruolo? Chissà), per riprendersi i vari artefatti e salvare capra e cavoli… spaziali. Ma chi sono questi alieni? Spetterà a noi scoprirlo andando avanti nella missione dove riflessi e pazienza saranno messi a dura prova. Per fortuna segnaliamo la saggia presenza di vari checkpoint che servono a ripartire da un determinato punto dello stage piuttosto che dall’inizio e di conservare le monete raccolte fino a quel momento. Si, perché come in ogni platform che si rispetti, ogni stage è costellato da monetine.
Unit 4 ha comunque alcune varianti: è possibile partecipare a mini-giochi per raccogliere monete e distaccarsi un attimino dalla trama principale. Esistono, poi, anche due negozi in questo quadrante della galassia che serviranno ad acquistare skin per i nostri quattro eroi ed altri materiali per “arredare” la navetta (la Garriott, ndr) con la quale andremo a zonzo per lo spazio. I mini-giochi si sbloccano una volta sbloccato il pianeta successivo. Il primo che vi troverete ad affrontare è la corsa contro il tempo a bordo di un sottomarino a forma di pesce.
PIXEL ART GRADEVOLISSIMA E BUON SONORO
Il comparto tecnico del gioco è adeguato alle aspettative. Non c’è un miracolo tecnico da descrivere né tanto meno altissimi picchi artistici. E’ comunque un lavoro assolutamente più che discreto con alcuni punti interessanti che si alternano ad altri un po’ meno ispirati. La pixel art proposta ci fa tornare indietro all’epoca degli 8-16bit e troviamo piccole chicche come alcune animazioni di contorno ma anche una buona varietà: i 15 stage sono lunghetti e vari con tre ambientazioni principali interessanti, 6 boss da affrontare, ed alcune simpatiche scenette di intermezzo che servono oltre che per narrare la trama anche per scegliere, tramite una simpatica mappa stilizzata, del sistema solare in questione, la meta prescelta. In sostanza viaggeremo nello spazio a bordo della navetta per poi atterrare nella superficie dei vari pianeti ed esplorarli in profondità.
L’aspetto è generalmente tondo e paffutello, più da titolo Nintendo NES o Super NES che altro.
A volte troviamo alcune cose che ci ricordano Mega Man, altre Super Mario e così via peccato che ogni tanto ci siano alcuni passaggi anonimi. Non possiamo non elogiare, tuttavia, le bellissime battaglie con i boss, davvero grossi, animati alla grande e duri da sconfiggere.
Bene anche le animazioni che presentano, qua e là, alcune piccole finezze (nulla che ora non si possa fare ma che se avessimo visto 25 o 30 anni fa avremmo gridato al miracolo, ndr).
Notevolissima la colonna sonora firmata da Brad Turner che dà ritmo ed incalza l’azione molto bene oltre che ad essere orecchiabile e perfettamente in stile chiptune.
C’è da notare la mancanza dell’italiano: non che in questo genere di giochi serva tantissimo, però, essendo un team nostrano ci saremmo aspettati la presenza della nostra lingua. Poco male, per fortuna: giocare questo genere di giochi è un po’ come fare l’amore… basta l’intesa…
COMMENTO FINALE
Unit 4 è il primo gioco di Gamera Interactive che si presenta al pubblico come un team indie con le idee chiare. Il platform in 2d offre una grafica in pixel art interessante e varia (anche se con qualche alto e basso, ndr) con buone animazioni mentre le musiche in chiptune sono orecchiabili e gradevoli. Il gameplay è bello tosto e difficile.
Maledettamente all’antica e forse per questo in alcuni punti davvero problematica ma offre tanti spunti visto che i quattro personaggi possono essere utilizzati in modo intelligente per riuscire a superare determinati punti. E’ anche vero che è possibile utilizzare un solo personaggio per chiudere l’avventura ma non tutto perché alcuni personaggi possono andare in zone impossibili da raggiungere.
Insomma, Unit 4 ci è piaciuto perché ci ha fatto fare un sano salto all’indietro e fare una buona sudata. Non è un gioco perfetto ma rende bene l’idea delle potenzialità di Gamera che sta preparandosi per una sfida ben più grande e probante con Alaloth che è sicuramente un progetto diametralmente opposto al simpatico platform.
Chi però, nel frattempo, vuole fare un piccolo passo indietro e rivivere le atmosfere sci-fi in pixel art coloratissima e tonda ascoltando buona musica in chiptune può senza dubbio pensare ad Unit 4 che a quanto si vocifera dovrebbe essere ulteriormente arricchito con patch e dlc. Sarebbe ulteriormente interessante.
Pregi
Buona atmosfera retro. Pixel Art generalmente ben fatta e varia. Colonna sonora interessante. Vario. Longevo per essere un platform. Gameplay tosto…
Difetti
… ma forse troppo a volte, al limite del punitivo. Non propone novità sostanziali al genere. Alcuni livelli ci sono parsi più belli degli altri.
Voto
8