Si è fatto un gran parlare di Uncharted 4: Fine di un Ladro. L’ultimo episodio delle avventure del famoso ladro, un po’ rubacuori un po’ gentiluomo, un po’ simpaticamente canaglia ma mai cattivo, Nathan Drake che hanno divertito milioni di giocatori su PlayStation 3.
Episodio importante, quello uscito lo scorso 10 maggio, perché ha segnato il debutto (con un capitolo originale) della serie firmata da Naughty Dog su PlayStation 4 benché mesi fa gli utenti della ammiraglia Sony abbiano già fatto “pratica” con l’ottimo remaster dei primi tre capitoli della saga.
Ma Uncharted 4: Fine di un Ladro non è solo questo: è un’altra storia. E’ tutt’altra cosa: è la summa di una serie ma anche degli sforzi degli sviluppatori per regalare al pubblico qualcosa di unico, di epocale e non solo dal freddo punto di vista tecnico (basterebbero alcuni dettagli per scrivere trattati) ma anche dal punto di vista narrativo.
Gli autori sono riusciti allo scopo? Scopritelo nella nostra recensione che non vuole essere ripetitiva ma vuole solo raccontare cosa effettivamente Uncharted 4 ci abbia trasmesso. E sono grandi cose. La serie, cominciata nove anni fa, volge – a meno di clamorosi dietrofront – al termine con Naughty Dog che sembra aver calato un poker di assoluto valore.
CONOSCIAMO (NUOVAMENTE) NATHAN
Il nostro viaggio comincia dalla tenera età di Nathan. Il viaggio narrativo di Uncharted 4: Fine di un Ladro è potente e vasto. Ci fa conoscere alcuni retroscena e ci mostra alcune sfaccettature finora sconosciute.
Si parte dal rapporto tra Nathan e suo fratello Sam che in sostanza lo inizia a quella che sarà la sua vita alimentando il lui lo spirito libero e ribelle insegnando, tra l’altro, al piccolo protagonista i primi rudimenti acrobatici infondendo anche fiducia nelle proprie capacità e soprattutto a prendersi gioco del rischio e del pericolo.
La trama spazia attraverso i vari capitoli completamente diversi tra loro e davvero interessanti e variegati. Un mix davvero eccellente tra azione, narrativa, esplorazione, puzzle, combattimenti. Gli ingredienti per realizzare un gioco umanamente perfetto ci sono tutti e dobbiamo dire che sono tutti legati al meglio grazie ad un lavoro eccellente che ha preso spunto e si è affinato grazie ai tre precedenti episodi.
Il viaggio ha poi un ritmo incalzante ed anche se può sembrare lento all’inizio è perfetto per far si di impratichirsi e, soprattutto per chi non ha mai giocato ad un Uncharted, di prendere confidenza col gioco ed i suoi meccanismi.
Attraverso questi ripetuti flashback che ci permettono di approfondire il rapporto tra Nathan ed il fratello Sam, se ne farà uno più vasto sulle orme di Henry Avery (la cui frase dà di fatto inizio ai giochi: “Io sono un uomo di ventura, devo seguire il mio destino”) in tutto e per tutto.
Già, perché la ricomparsa del fratello più grande accende nuovamente la sacra fiamma dell’avventura a Nathan che, cinque anni prima, ossia dopo le vicende narrate in Uncharted 3: L’Inganno di Drake, si era ritirato dalle scene e come cacciatore di tesori sposando la bella reporter Elena e dedicandosi ad una più modesta attività di recupero di rifiuti.
Si narra, inoltre, che Henry Avery, il famoso pirata, avesse fondato una città segreta assieme ad altri uomini della stessa risma nascondendo un bottino di inestimabile valore. Questo, unito al ritorno del fratello maggiore fa cambiare rapidamente il corso di questa storia e trasforma tutto in un turbinio di eventi…
ATMOSFERA AL TOP, GAMEPLAY EQUILIBRATO
Andiamo direttamente al sodo. Si signori, è meglio così perché della trama abbiamo già parlato abbastanza e non è nostro compito anticiparne i vari tratti. Scopriteli voi perché vi assicuriamo che ne varrà la pena.
Parliamo adesso dell’atmosfera e dal gameplay. L’inizio è quasi lento, è denso di atmosfera e ci permette di prendere confidenza con i comandi e con un gameplay che è piuttosto equilibrato.
A livello medio troviamo il gioco piuttosto fluido con difficoltà non esagerate. Anzi. La vera sfida è a livello più difficile mentre ricordiamo che Uncharted 4 permette il livello Esploratore (che azzera praticamente tutte le cose difficili o prettamente action permettendo agli utenti di fare un lungo tour). In più è possibile settare vari parametri per personalizzare il grado di sfida. Si arriva fino a Devastazione e li tutto diventa davvero difficile con gli attacchi nemici molto più precisi e con una seria difficoltà a fare fuori chi ci pone davanti. Ed è impossibile attivare la marcatura dei nemici e l’indicatore di avvistamento che tanto aiutano.
Gli sviluppatori hanno pensato, inoltre, di equilibrare le varie fasi, inclusi combattimenti e sparatorie, alternando sapientemente ad esplorazione (anche fine a se stessa vista la beltà grafica dei paesaggi che andremo a vedere), ed agli enigmi.
Il mix si rivela perfetto come rare volte ci è capitato di vedere. Azione pura, grazie anche al rampino che permette di farci dondolare come se fossimo dei novelli Tarzan sulle liane, o alla possibilità di arrampicarci o ancora di studiare quale sia la soluzione di un enigma (nulla di trascendentale, solo un po’ di logicità e via) per scoprire ulteriori dettagli ed andare avanti lungo il nostro cammino. Questi permettono di spezzare dall’azione frenetica. A volte dobbiamo rileggere i nostri appunti, altre siamo chiamati a spostare dei quadri e a posizionarli nel modo esatto per aprire un passaggio, o ancora scattare foto col cellulare ed associare i volti ai nomi dei pirati e così via. Tutto porterà a scoprire la storia di Avery e degli altri pirati.
Non dimentichiamo anche la presenza di 109 tesori nascosti che ovviamente fanno non solo gola ma spingono ad andare verso anfratti che normalmente non andremmo a vedere.
Il tutto viene esaltato dall’ottimo sistema di controllo, molto reattivo, che rende il gameplay ancora più fluido, mai banale e soprattutto mai frustrante. Il tutto accompagnato dalle immancabili scazzottate e sparatorie (che hanno la loro dose di tattica perché è comunque possibile utilizzare i ripari che però vengono anche distrutti dai colpi nemici), oltre che da inseguimenti e fasi di guida.
Il nostro cammino è stato piacevole, senza troppe insidie e piuttosto appagante grazie anche ad alcune chicche tecniche di cui poi andremo a parlare.
COMPARTO MULTIPLAYER ED ALTRI DETTAGLI
Al momento del lancio, il comparto multigiocatore di Uncharted 4 era composto da poche mappe. Ad ogni modo gli sviluppatori hanno fatto sapere che ogni dlc sarà gratuito proprio per sopperire a questo. Il prossimo autunno, invece, arriverà a pagamento, la prima espansione single player.
Naughty Dog ha portato al debutto otto mappe con dettagli grafici inferiori rispetto alle location della modalità Storia ma a 60 fotogrammi al secondo per offrire ulteriore risposta ai comandi e favorire ulteriormente il gameplay.
Tre, invece, le modalità presenti: Deathmatch a squadre, Controllo e Saccheggio con quest’ultima una sorta di cattura bandiera sostituita da idoli.
In Controllo bisogna, invece, conquistare punti contrassegnati nella mappa. Il punteggio aumenta anche eliminando il leader avversario. Sono disponibili i personaggi provenienti da tutti i capitoli precedenti, e che ad ogni uccisione permette di acquisire soldi da spendere in strumenti mistici, che danno un potenziamento momentaneo, e partner da evocare sul campo di gioco per essere curati, avere fuoco aggiuntivo e così via.
Abbiamo trovato tali modalità riempitive, ben fatte e piuttosto solide fin dalla Beta multigiocatore che ha preceduto di qualche settimana l’uscita del gioco.
In Uncharted 4: Fine di un ladro sono disponibili cinque livelli di difficoltà presenti con quello denominato Devastante per i temerari che vogliono giocarlo da subito nella modalità più ardua e senza aiuti quali la marcatura dei nemici come avevamo già accennato.
Non mancano delle gallery con i modelli dei personaggi ed i bozzetti delle ambientazioni; dopo aver completato il gioco per la prima volta è possibile spendere i punti a propria disposizione per sbloccare dei filtri e delle modalità davvero carine qualora si volesse rigiocare il titolo.
Parliamo del mondo speculare, di quello a gravità bassa, in slow motion e così via, fino a filtri divertenticome quello ad 8-bit, in cel shading o con i colori accesi in stile LSD.
Con L3 + R3 si accede alla modalità fotografica, del tutto simile a quella della trilogia su PlayStation 4. Prima di scattare la foto col tasto share del DualShock 4, permette di modificare la telecamera, l’inclinazione, parametri quali saturazione, aberrazione cromatica e nitidezza, eliminare o meno i personaggi sullo sfondo e applicare vari filtri. Insomma, possiamo sbizzarrirci come vogliamo per scattare e condividere le nostre foto.
LUCI, OMBRE IN UNA VERA E PROPRIA ESPLOSIONE TECNICA
Ma come è Uncharted 4: Fine di un Ladro? Bello? No, di più: bellissimo aggiungiamo noi. Se su PlayStation 3 avevamo visto cose molto belle, su PlayStation 4 assistiamo alla naturale evoluzione della “specie”.
Naughty Dog ha saputo migliorare all’ennesima potenza quanto fatto in passato sfruttando molto bene l’hardware della console di casa Sony. Non ci sentiamo di dire che abbia sfruttato tutto il potenziale (la console ha tre anni di vita) ma ci sentiamo di dire che ha comunque fatto un grossissimo lavoro.
I dettagli sono molteplici e descriverli tutti ci è impossibile. Basti pensare ai movimenti facciali dei personaggi, ma anche alle loro caratteristiche fisiche (finanche le vene durante lo forzo fisico) alla fluidità delle animazioni, alla ricchezza ed alla varietà delle ambientazioni.
Luci ed ombre sono quanto di meglio si possa sperare attualmente su console nondimeno gli effetti particellari e quei piccoli tocchi di classe anche a livello fisico. Signori, abbiamo animazioni eccelse e fluide accompagnate da un contorno vivo che spesso e volentieri ci fa perdere di vista l’obiettivo del gioco per farci assaporare una sana pausa ed ammirare i vari dettagli.
Il viaggio ci porta in luoghi selvaggi come il Madagascar liberamente esplorabile. Ammiriamo la Costiera Amalfitana e molte altre location nonché le luci, l’immensità della natura selvaggia unita ai resti architettonici di antiche costruzioni. Già dal secondo livello (che inizia nella prigione di uno stato dell’America Latina) ci rendiamo conto dell’imponenza del gioco. Uncharted 4 riesce ad unire la bellezza dell’attuale con il fascino dell’antico. A volte sembra che lo spirito piratesco abbellisca il tutto. Sono, per carità, sensazioni, ma si ha l’impressione di stare davanti ad un film moderno dal buon sapore antico. Un qualcosa di magico spiegato da un magistrale uso della tecnica. Se in The Order 1886 avevamo applaudito ai dettagli, qui ci spelliamo le mani perché rivediamo un lavoro certosino ma in un contesto decisamente più ampio, più aperto e più giocabile.
Resa dell’acqua, dei ruscelli, ma anche il fatto di smuovere la polvere o le pietruzze al nostro passare o con i nostri movimenti o di ammirare liberamente i tanti paesaggi sempre diversi che Uncharted 4 ci propone fa bene al cuore.
Anche guardare le onde del mare o vedere il muoversi dei rampicanti al solo soffio del vento ci fa intuire l’enorme mole di lavoro a colpi di codice dietro questi piccoli dettagli. Avremmo potuto concludere il gioco in 15 ore. Ce la siamo presa molto più comoda per esplorare quanto più possibile le ricche location ed ammirarne le fattezze.
Il tutto è accompagnato da animazioni importanti che non hanno praticamente incertezze e che pertanto rimangono fluide anche in situazioni di maggiore confusione. Il gioco gira a 30 fps (fotogrammi al secondo) e qui ci viene da riflettere sul fatto che molti sedicenti pro player non riescono a giocare con “così pochi fotogrammi al secondo”. Intanto noi abbiamo trovato, e lo ribadiamo, enorme fluidità. E pazienza: ce ne faremo una ragione se a questi inflessibili del frame possano sanguinare gli occhi.
Certo, alcuni piccoli difetti ci sono: abbiamo visto alcuni lievi glitch (quasi fisiologici, ma ci sono qua e la) ed alcune piccole imperfezioni (a volte le ombre delle nuvole riflesse sull’acqua danno un effetto al di sotto della media eccellente delle altre cose proposte dal gioco) così come qualche lievissimo calo di framerate a nuoto o in alcune particolari esplosioni ma complessivamente ci troviamo di fronte ad un’opera mastodontica e davvero realizzata con criterio.
Il comparto sonoro fa il resto: anche il doppiaggio italiano (non sfigura con quello originale dove il cast è stellare, ma benché in molti pensino il contrario, la nostra scuola di doppiatori non ha niente da invidiare a nessuno, ndr) è ben realizzato e ci immerge ulteriormente in quello che è il gioco. Stesso dicasi per l’imponente colonna sonora che dà ulteriore spessore a tutta la produzione hollywoodiana.
COMMENTO FINALE
Uncharted 4: La fine di Ladro è la degna conclusione di una saga che ha quasi sempre messo d’accordo pubblico e critica. Amatissimo soprattutto dal popolo PlayStation per le sue molteplici avventure alla Indiana Jones.
Si tratta della summa di un percorso che ha consacrato ancor di più Naughty Dog come un team di assoluto livello (la parentesi di The Last of Us ha ulteriormente rafforzato questo status). Ci sarebbe tantissimo da dire e poco altro da aggiungere al tempo stesso. Chi ha amato Uncharted deve assolutamente avere e giocare il quarto capitolo per godere di un viaggio eccezionale dal punto di vista strettamente tecnico ma emozionale anche da un lato artistico. Raramente ci siamo trovati di fronte a giochi del genere. Uncharted 4 ha convinto sotto tutti i punti di vista. Grafico, sonoro, animazioni, luci ed ombre, effetti speciali, fotografia, dialoghi, dettagli infinitesimali, trama e quant’altro. Ogni pixel ha tanta storia dietro.
Ci sono anche i difetti perché altrimenti staremmo parlando di un gioco realizzato da alieni. Anche qualche sbavatura tecnica ed un comparto multigiocatore che si aggiorna di volta in volta ma che comunque non offre quel fascino che il resto del gioco ha. Abbiamo conosciuto ancor di più Nathan e le sue incredibili vicende che lo hanno portato ad essere uno dei personaggi più iconici del mondo videoludico.
Il gioco si fa apprezzare anche per i tanti contenuti e per la rigiocabilità visto la possibilità di sbloccare alcuni filtri graziosi e modalità alternative. Ed attendiamo anche il primo dlc che espanda la storia del single-player. Insomma, Uncharted 4: Fine di un Ladro ha tutti i crismi per entrare nella storia videoludica e sicuramente è uno dei migliori titoli in circolazione su PlayStation 4.
Pregi
Tecnicamente maestoso. Gameplay molto ben amalgamato e vario. Un piacere per gli occhi e per le orecchie. Una bella storia. Tanti contenuti.
Difetti
Qualche lieve sbavatura tecnica. Multiplayer ben fatto ma senza troppi estri.
Voto
9,5