Il primo The Banner Saga arrivò sul mercato ad inizio 2014 dopo un “preliminare” The Banner Saga Tactics a seguito di un’ottima campagna Kickstarter di due anni prima.
Allora apprezzammo una realizzazione tecnica superba senza il bisogno di spremere l’hardware dei nostri Pc, una splendida colonna sonora, un’ottima storia ed un mix eccellente tra adventure, strategia e gioco di ruolo ambientato in un mondo mitologico vichingo dall’aspetto fiabesco ma dai toni decisamente profondi e maturi.
Dal gennaio 2014 molte cose sono cambiate con Stoic Studio – software house indipendente autrice della serie formata da alcuni ex componenti di BioWare (mica pizza e fichi) – che ha avuto modo di realizzare il secondo capitolo dopo anche aver lottato contro le ingiuste (ed incredibili) richieste e minacce (poi rilevatesi infondate per fortuna) di King.com che sicuramente ne ha rallentato la tabella di marcia. La software house autrice di Candy Crush Saga, poi acquistata da Microsoft, chiedeva al team di stanza ad Austin di cambiare nome al gioco togliendo la parola Saga in quanto avrebbe creato confusione tra gli utenti. Ma questa è un’altra storia fortunatamente finita bene per Stoic che ha mantenuto il titolo, pubblicato il secondo episodio e può pensare ragionevolmente anche al terzo che chiuderebbe la trilogia.
Arriviamo così ai giorni nostri, ossia a questo aprile, quando Stoic ed il publisher Versus Evil pubblicano The Banner Saga 2, il sequel di quel titolo che abbiamo tanto apprezzato due anni or sono e qualche mese fa anche nella sua riproposizione su console (qui la nostra recensione su PlayStation 4), per Pc Windows, Mac e Linux (Steamplay).
Un sequel che, come vedremo, consacra Stoic tra i team di maggior talento dell’intero panorama videoludico.
IL (TRISTE) VIAGGIO RIPRENDE
Gli sviluppatori hanno pensato ad un seguito diretto che riprende sostanzialmente da dove era finita la prima parte consegnando, però, un titolo ancora più rifinito, più ricco e maturo dando ancora una volta un carico di scelte (spesso dolorose) da prendere.
Chi ha giocato al primo The Banner Saga potrà importare il proprio salvataggio continuando l’avventura in base alle proprie scelte già fatte. Chi, invece, inizia direttamente da The Banner Saga 2 (o comunque non ha giocato il primo episodio) dovrà scegliere tra due possibilità, o impersonare Rook o Alette. In entrambi i casi, comunque, l’obiettivo primario sarà il medesimo: raggiungere Arberrang, l’ultima capitale degli umani dotata di una fortezza in grado da sopportare tutti gli attacchi nemici attraverso un lungo viaggio irto di pericoli, con la carestia che aggrava tutto, tra villaggi saccheggiati, fosse comuni, imboscate e bivi narrativi importanti.
Nonostante sia possibile, dunque, partire scegliendo tra due personaggi (e relativi archi narrativi passati che ne condizionano anche il futuro), è chiaro che, vista la natura del gioco di essere un sequel diretto, chi ha giocato al primo The Banner Saga possa avere dei vantaggi non indifferenti. E qui in un certo senso sta un piccolo-grande difetto del gioco. Ma diversamente sarebbe stato impossibile, o quanto meno difficile, realizzare il secondo titolo così profondo e “snello” al tempo stesso.
E riprende il viaggio. Tristissimo. All’indomani di una vittoria quasi di Pirro. Riprende il viaggio, una fuga ad ostacoli, nel quale si combattono non solo battaglie contro i nemici ma anche per la stessa sopravvivenza della propria razza attraverso il tipico freddo nordico divenuto ancora più pungente dai gelidi aliti della morte, sempre presente per colpa della onnipresenza dei distruttivi ed innumerevoli Dredge, una razza oscura di giganti che ha invaso improvvisamente la terra seminando morte.
La nostra carovana che ha intrapreso il viaggio anche in condizioni climatiche avverse è formata da Umani e da Varl (giganti cornuti ed eccezionali guerrieri), due razze che in precedenza a malapena si tolleravano e che – giocoforza – hanno dovuto unire le loro residue forze. Anni di guerre e disprezzo reciproco non sono certamente stati cancellati anche in questo momento di reciproco bisogno. Nel gruppone ci sono i Valka, dei sacerdoti con arti magiche) e si aggiungono anche gli Horsebon (che come suggerisce il nome, sono dei centauri piuttosto diretti).
NARRATIVA SUPERBA, STRATEGIA SOPRAFFINA, SCELTE DIFFICILI
La struttura del gioco è rimasta sostanzialmente quella del primo episodio. Il genere è un misto tra narrativa, avventura, strategia, gestionale e gioco di ruolo. Tutto rimane in un superbo equilibrio. E la vita quotidiana nella carovana non sarà facile. Le scelte da fare saranno tantissime. Alcune di piccola rilevanza, altre fondamentali come la scelta di andare in battaglia o di sostare in un luogo pericoloso.
Ma la cosa tragica è che qualunque decisione si prenda, le conseguenze possano essere più o meno negative. La guerra del resto non perdona ed il clima, come già spiegato, non è dei migliori sia a livello meteo che di convivenza. La profondità sta proprio in questo: ogni decisione ha le sue conseguenze, una sorta di Effetto Farfalla e molto spesso l’incipit sarà “come fai sbagli”. Purtroppo saranno scelte sofferte e dettate dal bisogno: non ci sarà tempo di ponderare o ti tentennare anche perché le informazioni saranno nulle. Si procederà alla cieca.
Il livello narrativo rimane superbo e non scende di tono dal gioco di due anni fa. The Banner Saga 2 non fa rimpiangere il primo, anzi, ed invoglia chi non ha giocato il prequel ad averlo. I personaggi sono numerosi, ognuno con il proprio carattere, la propria storia, il proprio modo di fare. Personaggi, appunto, dal forte carattere che sono parte importante della trama e non messi li per caso dove spontaneità, schiettezza, freddezza, arguzia, diffidenza ma anche scaltrezza e tanti altri sentimenti contrastanti faranno da corollario ad ogni singolo dialogo. Mentre capita sovente di approcciarsi ad alcuni personaggi che si conoscono poco. In questo senso, Stoic fa la misteriosa.
E quando si scende in battaglia, la profondità del gameplay si mostra. La parte strategica a turni ha le medesime dinamiche di The Banner Saga ma le migliora un po’ visto che gli attacchi dovranno essere studiati meglio per essere più efficaci. Non sempre un attacco diretto è decisivo ma spesso e volentieri sarà più utile “ammorbidire” le difese per poi sferrare un attacco finale.
Vale la pena ricordare che nel corso delle battaglie, le mappe sono divise in “scacchiere”, ogni personaggio ha le proprie caratteristiche, i propri valori di movimento, forza e salute, ossia attacco-difesa (espressi quest’ultimi in punti armatura), attacchi speciali e possibilità di avere oggetti o indossare armature che migliorano le prestazioni.
Più che nel sequel, avere un livello di armatura elevato permette di deflettere. Il tatticismo assume un ruolo ancora più decisivo: fiaccare le difese subendo però più attacchi o sperare di colpire direttamente? Ovviamente anche i terreni e la posizione hanno la loro importanza. Per fortuna si tratta di scelte dettate più dal proprio stile di gioco perché la gestione ed i comandi sono piuttosto immediati ed a portata di click nonostante le battaglie siano generalmente più estese di The Banner Saga.
Per quanto riguarda la fase gestionale della carovana, il morale ed il numero di nemici eliminati influiscono sulla volontà delle truppe necessaria per utilizzare le abilità speciali e le magie, e i personaggi caduti non vanno incontro alla morte permanente ma, tuttalpiù, a ferite che non consentono loro di scendere in campo per una o due battaglie successive. Una sorta di infortuni temporali, quindi.
Importante l’arrivo degli Horsebon (i centauri) che danno rendono più frizzanti le battaglie grazie alla loro mobilità ed al buon apporto offensivo. I Varl, lo ricordiamo, sono veri e propri carri armati (cornuti, ossia dotati di corna) mentre i gracili umani sono abili arcieri, “maghi” e fiancheggiatori.
Ah, è bene ricordare che si conquisteranno gli immancabili punti esperienza che serviranno a migliorare le caratteristiche dei nostri componenti del gruppo. Nondimeno, i punti esperienza (o fama o Renown) serviranno anche come moneta per acquistare le provviste per la carovana o gli oggetti da equipaggiare per avere benefit in battaglia.
E ricordiamo che la carovana potrà sostare in diversi luoghi per riposare, riprendere morale, allenarsi, ed acquistare quel che serve per andare avanti. Quindi anche qui la nostra scelta sarà importante: comprare viveri o promuovere i nostri eroi bloccando ulteriori abilità?
La longevità del gioco è piuttosto standard per questo genere ma c’è da aggiungere che la rigiocabilità è elevata sia perché si possono scegliere inizialmente tre archi narrativi (quello importato dal primo capitolo, quello dal punto di vista di Rook e l’altro dal punto di vista di Alette) sia perché la trama e gli eventi “casuali” offrono tante scelte da fare.
Senza dimenticare che questo gioco fa comunque parte di una serie episodica. Il tutto dura approssimativamente 10-12 ore ma, ripetiamo, è rigiocabile molte volte.
Importante, inoltre, ricordare la scelta tra tre livelli di difficoltà per non rendere o troppo semplice o troppo ostico quello che è il proprio viaggio narrativo videoludico.
SEMPRE INCANTEVOLE VISIVAMENTE E CON UNA COLONNA SONORA DA APPLAUSI
Il comparto tecnico è il fiore all’occhiello del gioco. Come nel primo capitolo, le schermate e le animazioni realizzate a mano ricordano i grandi classici Disney (Don Bluth soprattutto) con tratti raffinati che rendono perfettamente i personaggi ed i paesaggi nordici.
Le immagini statiche sono splendide con alcuni scorci davvero mozzafiato. Anche le animazioni sono realizzate a mano e sono molto fluide. Artisticamente parlando, questo sequel è assolutamente paragonabile al primo episodio in quanto ne riprende il lato tecnico potenziandolo (come è giusto che sia) un po’ senza snaturarlo ma anzi dandogli ancora più lustro. Giusto ricordare la pratica interfaccia che aiuta ad organizzare il – come abbiamo visto – complesso gameplay. Il tutto senza un filo di 3d. Ci fa piacere ricordarlo.
Il sonoro vanta alcune piccole fasi di doppiaggio in inglese che comunque fanno la loro parte soprattutto quando vengono narrate alcune fasi importanti della storia. Ma è ancora una volta la colonna sonora a far parlare. Come per il primo The Banner Saga, anche questo si fregia di avere brani firmati da Austin Wintory. Musiche che accompagnano l’andare della storia in modo solenne, malinconico ma anche imponente ed incalzante come in occasione di alcuni improvvisi venti di guerra.
COMMENTO FINALE
The Banner Saga 2 è il degno sequel del primo episodio e riprende la storia del grande viaggio della carovana per la sopravvivenza. La base era solida ma gli sviluppatori hanno pensato bene di arricchire il piatto ridisegnando il gameplay e dando alla storia ancora più profondità.
La vita in guerra nelle terre nordiche è difficile. Ed ogni scelta – come ci insegna The Banner Saga 2 – può essere pesante e di sicuro ha le proprie conseguenze nella vita di tutti i giorni, ma anche in battaglia o nelle battaglie campali. Essendo un sequel diretto è caldamente consigliato a chi ha già giocato la prima parte perché permette di continuare la storia con quanto già fatto in precedenza.
Diversamente ci si dovrà “accontentare” di scegliere tra due archi narrativi che comunque poi si dirameranno (e di molto) con l’andare della trama.
Abbiamo trovato i combattimenti un po’ più profondi mentre le scelte come poche volte risultano essere difficili e devastanti al tempo stesso. Gestire una carovana con popoli che mal si sopportano è angosciante ed alquanto problematico… ed il gioco ce lo ricorda quasi costantemente.
Tecnicamente sontuoso ancora una volta, senza perdere nulla dalla prima parte, senza il bisogno di dover ricorrere a virtuosismi tecnici o hardware (le richieste hardware del titolo lo confermano). La “semplice” bellezza e fluidità disegnata a mano che richiama alcuni grandi classici Disney basta ed avanza anche perché accompagnata da un’ottima colonna sonora e da una profondità di storia e gameplay importante.
The Banner Saga 2 è consigliatissimo agli amanti del genere ma soprattutto a chi ha giocato il primo capitolo. Ovviamente va bene anche da solo ma vi diciamo che vi perdereste molto.
Un peccato che manchi la traduzione in italiano come invece c’era per la versione console. Speriamo che col tempo e con gli aggiornamenti di rifinitura che ogni gioco moderno ha, la traduzione dei testi nella nostra lingua sia aggiunta. Ad ogni modo, Stoic ha confermato di essere un piccolo team ricco di talento permettendo a The Banner Saga 2 di essere uno dei titoli più interessanti su Pc nel corso di questa prima metà del 2016.
Pregi
Tecnicamente splendido. Gameplay ancora più profondo e "maturo". Tante storie in un solo gioco. Irrinunciabile per chi ha apprezzato il primo capitolo.
Difetti
Davvero adatto a chi ha giocato il primo capitolo. Manca l'italiano (non incide sul voto finale).
Voto
9+