Si è fatto un gran parlare di Monochroma in questi ultimi giorni. Pubblicato grazie ad una buona campagna Kickstarter finanziata lo scorso agosto con quasi 85.000 dollari con oltre 1.500 appassionati, questo platform ragionato firmato dai turchi di Nowhere Studios è uscito la settimana scorsa su Steam per Pc Windows, Mac e Linux.
Il titolo, fin dalla sua genesi, si ispira a Limbo. E come la produzione firmata da Playdead, anche Monochroma vanta una storia non proprio leggera assieme alla peculiarità del bianco e nero. Sono di moda ormai i giochi in “grigio”, tra tutti ci piace ricordare Betrayer ma c’è anche Montague’s Mogue anche se si tratta di generi diversi.
Torniamo così a Monochroma che narra le vicende di due ragazzi, due fratelli e delle loro traversie raccontate esclusivamente dal gameplay (non ci sono scene di intermezzo) tenteranno una fuga impossibile come andremo a vedere nel corso di questa recensione.
BIANCO, NERO… E ROSSO, IN UN MONDO DISTOPICO
La storia inizia con i due fratelli che giocano. Il più piccolo fa volare un aquilone, il più grande lo segue in modo protettivo ed amorevole. Purtroppo il momento di svago di quello che sembrava una tranquilla giornata finisce male: il fratellino cade malamente in una zona inaccessibile e si infortuna piuttosto pesantemente ad una gamba.
Qui inizia la nostra avventura col fratellone che comincia a prendersi cura in tutto e per tutto di lui accompagnandolo verso un’avventura dai riscontri inaspettati. Il vero protagonista, che indossa una sciarpa rossa, diventa suo malgrado eroe proteggendo il più fratello minore e scappando da pericoli sempre più duri.
La storia raccontata in Monochroma è nata in seguito ai ricordi dei ragazzi del team turco che fa base ad Istanbul ma ha influenze molto recenti come le violente proteste dello scorso anno (proprio in questi giorni i telegiornali hanno ricordato il primo anniversario della rivolta in Turchia e le cose non sembrano andare troppo meglio) che hanno colpito e sconvolto tutto il loro Paese.
Nasce così un racconto chiaramente molto romanzato proiettato in un passato distopico negli anni Cinquanta rivisto in modo alternativo e decisamente molto cupo. Si noterà con l’andare avanti, anche una influenza Steampunk (vedrete voi stessi) visto il tipo di tecnologia e mezzi che si incontrà.
In sostanza, una corporazione domina la Terra grazie alle vendite dei suoi prodotti. Si tratta, soprattutto, di teneri robot multifunzione presenti in tutte le famiglie e pubblicizzato ovunque. Tale robot è molto richiesto dai bimbi. Tuttavia, dietro alla costruzione di questi robottini si nasconde un inconfessabile segreto che si palesa dalla seconda metà del gioco… Da li in poi ci saranno risvolti decisamente più “pesanti” e l’azione si farà più dura e drammatica.
Un momento di gioco, così, si trasforma in una corsa disperata per tornare a casa e sfuggire a qualcuno di molto potente e cattivo. Il protagonista, il fratello più grande, deve aiutare il proprio fratellino portandolo in spalla nel disperato tentativo di trovare una via di fuga da quello che sembra un incubo in bianco e nero, dove comunque il rosso (e non solo) fa la sua apparizione e non per indicare la sciarpa del protagonista ma anche per diversi dettagli.
AZIONE, COLPO D’OCCHIO ED INVENTIVA
Da questa storia nasce un gioco dal gameplay semplice e dalle meccaniche immediate. Si può anche giocare senza grosse difficoltà con la tastiera (benché in alcuni passaggi la precisione dei comandi non sembrerebbe ottimale). L’ideale rimane il joypad e questo lo si nota soprattutto nelle fasi platform perché diventa indispensabile non solo la precisione ma anche il tempismo, cose che con la tastiera in diversi punti vengono meno e che diventano poi frustranti col lungo svolgersi della storia.
Il nostro protagonista dovrà quindi saltare, azionare interruttori per attivare macchinari ed avere la possibilità di superare le difficoltà disseminante in questo mondo distopico e letale. Non potrà sempre portare con se il fratellino infortunato che sarà accuratamente lasciato in zone illuminate e comunque a debita distanza, non troppo lontane dal nostro eroe.
Senza dimenticare che la risoluzione di alcuni enigmi potrebbe non essere “salutare” al fratello più piccolo per cui non sempre luce può significare salvezza matematica. I puzzle legati alla fisica devono essere risolti in modo idoneo consentendo ad entrambi di riprendere il cammino.
E va da se che quando il protagonista è libero dal suo carico riesce a muoversi in modo più spigliato, cosa che permette anche di risolvere alcuni quesiti pratici per poi tornare a prendere l’amato fratello.
Questo è il punto di differenza con tantissimi altri titoli che popolano il genere dei platform-puzzle che, ripetiamo, ha diversi punti in comune con Limbo.
LUCI ED OMBRE DAL PUNTO DI VISTA TECNICO
La realizzazione di Monochroma è di buon livello. Non lo nascondiamo. La resa del mondo in bianco e nero fa subito centro con un design azzeccato che conferisce al lavoro anche una certa atmosfera.
Le ambientazioni che formano i quattro capitoli di Monochroma sono varie. Dai campi di granoturco alle segherie e fabbriche opprimenti, da una città triste e tentacolare che sta diventando una megalopoli ad altro. Graficamente il gioco non stanca ed offre scorci interessanti.
Bene anche gli effetti atmosferici, la pioggia rende benissimo l’idea ad esempio, così come luci ed ombre (anche se qualche volta le ombre sono predominanti al punto da confondersi quasi con i personaggi, ndr) mentre una nota di merito va ad alcuni effetti particellari come gli incendi, davvero ben fatti.
C’è, però, da dire che in alcuni passaggi, riesce difficile – a causa delle forti tonalità scure – visualizzare al meglio i personaggi (almeno per chi vi scrive) e questo influisce anche sul gameplay.
Proprio su quest’ultimo tratto a parte qualche imprecisione, possiamo dire che il livello di difficoltà è ben settato con una fisica e delle animazioni piuttosto credibili e curate. Anche se, proprio la fisica, benché curata, a volte si inceppa.
L’azione e gli accadimenti accompagnano il giocatore per tutta la durata di Monochrome ed anche la longevità appare adeguata. Varia dalle sei ore a qualche ora in più (dipende dai tentativi che si faranno per superare i vari passaggi).
Abbiamo parlato poco del sonoro che rimane adeguato e fa atmosfera anche se, a nostro avviso, per quanto apprezzabile non rimane nelle memorie della storia videoludica così come gli effetti sonori, sufficienti e nulla più. Si tratta certamente di una scelta stilistica voluta.
CONCLUSIONI
Nowhere Studios ha realizzato senza dubbio un buon lavoro. Stilisticamente validissimo, pur con qualche dettaglio migliorabile, con una storia forte ma allo stesso delicata perché narra col suo gameplay l’amore fraterno col forte attaccamento dei due protagonisti del gioco.
I dubbi sono su alcuni passaggi a vuoto che ha il gioco. E su questi siamo certi che un budget superiore rispetto ai quasi 85.000 dollari ricavati da Kickstarter lo scorso anno, avrebbe giovato sicuramente. Bisogna fare quindi i conti sia con dei fondi ristretti, sia col fatto che si tratti del primo gioco dello studio turco.
Il difetto più grosso di Monochroma sta nei comandi. Semplici da un punto di vista concettuale, difficili, soprattutto con la tastiera, da attuare. Questo rende le fasi platform frustranti perché non c’è spazio al minimo errore. Si procede per tentoni (trial and error) ma comunque si procede anche se non come si sarebbe voluto o sperato. Ci sentiamo di consigliare il gioco agli appassionati del genere nonché a chi si vuole cimentare per le prime volte con un buon platform che ricorda (forse troppo) Limbo benché si sforzi di avere una propria identità che mostra solo a sprazzi.
PREGI: Ambientazione ben ingegnata. Buono il comparto tecnico. Buon lavoro con i pochi mezzi a disposizione. Difficoltà calibrata anche se…
DIFETTI: … Avrebbe giovato un miglior sistema di comandi. Non offre nulla di nuovo al genere platform o di particolarmente innovativo.
VOTO: 7,5/10.