Ne avevamo parlato un mese fa, nel giorno di Natale, con le nostre prime impressioni. Adesso torniamo a scrivere su The Banner Saga, strategico a turni con sfumature gdr sviluppato da Stoic Studio grazie alla campagna Kickstarter capace di raccogliere 723.886 dollari e di coinvolgere oltre 20.000 appassionati che hanno donato il loro contributo.
Analizziamo, così, il gioco ad ambientazione vichinga, nato grazie agli sforzi del trio ex BioWare formato da Alex Thomas, Arnie Jorgensen e John Watson nonché dal resto di un team piccolo ma valente e capace di donare a questo titolo tantissimo fascino.
Fin da ora possiamo affermare che quanto visto durante la nostra anteprima è stato confermato aggiungendo anche che il 2014 inizia senza dubbio col botto visto lo spessore di The Banner Saga, disponibile su Steam per Pc dallo scorso 14 gennaio, ma andiamo con ordine e riepiloghiamo il tutto.
L’AMBIENTAZIONE NORDICA E’ IL TRATTO DISTINTIVO
Fin dalle prime battute, The Banner Saga cattura l’attenzione del giocatore grazie ad un impatto grafico importante e ad un’ambientazione forte dai tratti distintivi nordici. Decisamente affascinante che porta gli utenti in un mondo popolato da tre razze.
Troviamo gli Umani, e non c’è molto da dire, li conosciamo fin troppo bene; i Varl ed i Dredge. I Varl sono dei gitanti, un incrocio tra uomini ed animali fatto da una divinità per dar vita ad una super razza la cui peculiarità fisica oltre ad una struttura enorme, di una forza fuori dal comune, di una straordinaria longevità e di lunghe corna sulla fronte. Non corre buon sangue con gli Umani (come dargli torto? Ndr) ma una manaccia comune si staglia all’orizzonte.
C’è, infatti, il terzo incomodo, i Dredge, il lato oscuro dei Varl, che, dopo essere stati esiliati e confinati a Nord dopo aver perso una delle Grandi Guerre, tornano prepotentemente in auge con un’invasione nei territori del Sud.
E quale miglior momento se non l’Inverno per cominciare un nuovo e sanguinoso conflitto? Il fatto sta che sia i Varl che gli Umani pensavano che i Dredge fossero estinti ma un’escalation di eventi fa tornare alto l’allarme e lo scontro diventa intevitabile. Troviamo così un’atmosfera avvolgente, profonda. Tante scelte da fare, dialoghi (in lingua inglese) da seguire in un viaggio lungo 100 giorni nei quali si attraverserà una vasta mappa, una moltitudine di territori per combattere battaglie stando anche attenti a gestire la propria carovana. Una stagione invernale decisiva dove combattere e difendere il proprio mondo da questo assalto.
Ogni scelta, anche la più piccola all’apparenza, può avere un suo peso. Ed il sottile filo tra la vittoria e la sconfitta è in grado di offrire tante emozioni.
LE BATTAGLIE A TURNI
Abbiamo accennato dei dialoghi ma un altra parte fondamentale del gameplay di The Banner Saga sono senza dubbio le battaglie.
Queste si svolgono in una griglia e seguono le regole del combattimento a turni. Durante la fase attiva si potrà scegliere se e come spostare il personaggio e decidere se attaccare o posizionarlo in difesa.
L’attacco è caratterizzato dall’Armatura e dalla Forza. Il primo parametro limita il danno subito durante la schermaglia; il secondo indica sia i punti ferita che rimangono sia i punti danno che il personaggio può infliggere. In sostanza, i combattenti feriti saranno meno forti e quindi meno efficaci in fase offensiva.
Durante l’attacco è possibile inoltre scegliere se portare i copo verso l’armatura o ai punti vita.
Troviamo anche i Punti Volontà, dai quali dipende la possibilità di utilizzare le abilità speciali dei vari personaggi. Questi possono essere usati sia per muoversi in più caselle che per potenziare un attacco normale.
C’è da aggiungere che comunque il gioco offre un dettagliato tutorial per imparare a padroneggiare i comandi per destreggiarsi al meglio durante la delicata fase di combattimento. Ricapitolando, in sostanza, The Banner Saga si ispira a Final Fantasy Tactics: ogni personaggio può così compiere due azioni nel proprio turno, ossia spostarsi ed attaccare i nemici. Si possono anche utilizzare alcuni punti Willpower che possono potenziare i danni. Ovviamente i Wilpower saranno limitati.
Le fasi di combattimento si svolgono su una classica griglia ed ogni unità e personaggio avrà il proprio raggio d’azione. Stesso discorso per i tipi di attacchi e di armi.
GESTIONE DEL VIAGGIO
Abbiamo visto la fase di combattimento ma il gioco, ricordiamo, racconta di un viaggio di 100 giorni di una carovana guidata da Rock, il capo villaggio dell’Est, sotto un lunghissimo vessillo rosso che spicca nel paesaggio invernale e che seppur traballante si erge con fierezza lungo le difficoltà.
Controlleremo il viaggio attraverso una vasta mappa consultabile ma non interamente esplorabile a piacimento piuttosto ci sono dei punti segnati da poter visitare. Questo servirà per gestire questa carovana, unico baluardo in una guerra ardua. Bisognerà riposare ma anche rifocillarsi in un inverno decisamente rigido. Senza trascurare il morale che dovrà essere sempre alto.
Le battaglie si alternano dunque alla caccia di provviste fondamentali per non perdere le forze da spiegare durante i combattimenti anche su scala più vasta rispetto ai duelli.
In questo tipo di battaglie si scelgono i propri eroi e si piazzano come delle pedine su una vera e propria scacchiera.
Tale scacchiera non presenta asperità fisiche da cui poter trarre vantaggi (o svantaggi) tattici durante la battaglia.
Rispetto alla versione di prova del mese scorso, adesso si può sfruttare la possibilità di allenarsi in accampamento. Una cosa molto utile per provare le varie “alchimie” tra i componenti della formazione prescelta. E tutto è molto utile, ovviamente anche per familiarizzare col sistema di combattimento. E qui subentra anche la sfumatura gdr come l’aumento di livello. Non ci sono grossissime personalizzazioni, sia chiaro: le armi non si possono cambiare o potenziare e c’è un unico spazio (o slot se preferite la dizione inglese) per degli oggetti speciali in grado di migliorare le statistiche dell’eroe. Gli oggetti si possono trovare lungo il nostro cammino o acquistare.
I punti, invece, ci permettono di comprare provviste e far salire di livello i personaggi. E molte volte ci potremmo porre l’inquietante interrogativo: far progredire i propri eroi o sfamare la carovana?
UNA GIOIA PER GLI OCCHI E PER LE ORECCHIE
E’ giunto il momento di parlare del lato tecnico di The Banner Saga. E qui possiamo iniziare a tessere le lodi a Stoic. Questo perché, se la storia può piacere regalando diversi spunti interessanti (anche se difficile da seguire attentamente se non si sta attenti all’inglese, ndr), quello che offre l’aspetto visivo e sonoro e di prim’ordine.
Le ambientazioni in 2d e le scene di intermezzo, nonché quelle usate per i dialoghi, lasciano a bocca aperta. Il design è sensazionale e conferma che quando si hanno idee di base ottime e le capacità per realizzarle, il 3d può essere superfluo. Ed in questo contesto lo stile grafico che ricorda tantissimo il vecchio classico per Amiga, Heimdal, l’assenza delle tre dimensioni non si fa sentire.
Le scene di intermezzo sono degne dei migliori film d’animazione mentre durante il gioco, il tutto è animato in modo superbo ed è discretamente vario. Encomiabile quanto fatto da Stoic. Ci si ferma, a volte, per ammirare quanto uscito dalle tavole di Stoic. Il tutto non è solo molto bello ma anche funzionale, soprattutto quando si devono seguire i dialoghi.
Il sonoro accompagna degnamente il tutto. A firmare parte della colonna sonora c’è Austin Wintory (vincitore ai BAFTA e VGA del 2012 nonché in grado di ottenere una nomination ai Grammy Awards grazie al suo lavoro per Journey), uno dei compositori di musiche per videogame del momento.
CONCLUSIONI
Parlare di The Banner Saga vuol dire tuffarsi in un mondo fatto di leggende nordiche, assaporare l’atmosfera dei vichinghi ed immergersi in una storia ricca e profonda. Nonché discretamente lunga visto che il gioco offre circa 12 ore di trama e sicuramente avrà un seguito. Ci sarà, infatti, un secondo atto (benché ostacolato da certe richieste assurde di altre software house ma questo è un altro discorso e ne parleremo presto, ndr).
The Banner Saga non offre solo una bella storia (che però si deve fare attenzione a seguire vista la sola presenza della lingua inglese), ma regala un buonissimo gameplay fatto di scelte ed anche di battaglie furiose. La difficoltà è scalabile ed offre un grado di sfida adatto a chiunque.
Stoic non ha fatto solo un gioco profondo ma artisticamente parlando ha realizzato qualcosa che spesso e volentieri, altri team con budget decisamente più ampi, non riescono a fare.
Grafica e sonoro mettono l’accento ad un gioco eccellente che fin da ora si candida ad essere tra i migliori del suo genere in questo 2014 iniziato da poco meno di un mese.
Sia chiaro, il gioco non è perfetto: le mappe potrebbero presentare alcune caratteristiche morfologiche o ostacoli da utilizzare a livello tattico. Sono piatti senza colline o altro. Non ci sono, inoltre grandi sfumature ruolistiche, piuttosto i punti esperienza da spendere offrono lo spunto per altre decisioni di tipo gestionale-strategico.
Si spera anche in una maggiore possibilità esplorazione. Per il resto, lo sforzo di Stoic è encomiabile e si può anche apprezzare la volontà di offrire un prodotto con un’anima propria non per forza legata ai soliti standard ed in grado di prendere il giocatore e farlo “sognare”.
QUALCHE IMMAGINE
IL TRAILER DI LANCIO
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Pregi
Ambientazione vichinga resa al meglio. Lavoro mastodontico a livello tecnico. Bella storia. Difficile al punto giusto. Ogni decisione può offrire sfumature diverse. Emozionante.
Difetti
Mappe piatte dal punto di vista tattico. Pochissima personalizzazione.
Voto
9
1 commento su “The Banner Saga (Recensione Pc)”